Terni, a Sabbione un detenuto minaccia di morte un medico e si conficca un chiodo in testa

Protagonista dell'aggressione un romeno che ha già aggredito medici e infermieri

Terni, a Sabbione un detenuto minaccia di morte un medico e si conficca un chiodo in testa
di Nicoletta Gigli
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Venerdì 7 Aprile 2023, 00:05

TERNI - Minaccia di morte la dottoressa e il figlio di lei, dà di matto dentro l’infermeria e poco dopo torna lì perché si è piantato un chiodo in testa.

Quello che va in scena nel penitenziario di Sabbione è un altro pomeriggio di follia. Con detenuti che, con cadenza regolare, scatenano la propria rabbia nei confronti degli agenti del carcere e sempre più spesso infieriscono sul personale medico e infermieristico.

Il nuovo episodio violento ha il nome del detenuto romeno che solo due giorni fa ha aggredito il medico di guardia, gli ha sputato e l’ha minacciato di morte.

Il detenuto, in cella per furto, è arrivato a Sabbione dalla Toscana.

E’ qui da un mese e mezzo e nei giorni scorsi aveva tentato di aggredire un altro medico e un infermiere che gli consegnava la terapia.

L’episodio che va in scena mercoledì è legato alla precedente aggressione. Il romeno chiede una visita perché sostiene di essere entrato in sciopero della fame e di avere una lesione a un sopracciglio e un dente rotto.

La dottoressa però, che nota che l’uomo nasconde qualcosa in bocca,  si rende conto che il racconto del detenuto è frutto di fantasia. A questo punto lui inizia a urlare, minaccia  di morte lei e il figlio minore. Gli agenti riescono a bloccarlo e lo riportano in cella. Un paio d’ore dopo il romeno torna in infermeria e stavolta ha un chiodo che si è piantato in testa.

La tensione è alta, i vertici del penitenziario si trovano di nuovo di fronte all’urgenza di chiedere il trasferimento dell’autore delle aggressioni. Per lui nelle prossime ore ci sarà un altro viaggio verso un altro carcere, dove probabilmente tornerà alla ribalta della cronaca.

«La situazione sta degenerando giorno dopo giorno nel carcere ternano - tuona Fabrizio Bonino, segretario nazionale per l’Umbria del Sappe - dove purtroppo i detenuti pensano di poter fare tutto ciò che vogliono, senza nemmeno il timore di essere perseguiti a livello disciplinare. Il personale di polizia penitenziaria vive situazioni inimmaginabili e viene trattenuto in servizio fino a ora tarda, come accaduto mercoledì, per assistere a scene di guerriglia interna messa in atto da persone impunite».

Per Bonino «è urgente adottare provvedimenti in grado di tutelare il personale che lavora all’interno degli istituti, sia esso di polizia o di altra area».

Nei giorni scorsi un altro detenuto italiano, conosciuto nelle carceri umbre per ripetute aggressioni al personale, ha minacciato di morte un poliziotto solo perché non l’ha fatto entrare in una sezione dove non poteva entrare.

«Purtroppo il nostro personale quotidianamente subisce eventi critici di ogni tipo: aggressioni, colluttazioni, ferimenti, così come le risse e i tentati suicidi sono purtroppo all’ordine del giorno - denuncia Donato Capece, segretario generale del Sappe. E la cosa ancor più grave è tutti i giorni i poliziotti penitenziari devono fare i conti con le criticità e le problematiche che rendono sempre più difficoltoso lavorare nella prima linea delle sezioni delle detentive delle carceri senza avere gli strumenti necessari».

Dal sindacato la richiesta di nuove assunzioni e soprattutto nuovi strumenti operativi come il taser e il kit anti aggressioni «promessi da mesi ma di cui in periferia non c’è traccia».

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