Terni, detenuto dell'alta sicurezza suicida dopo una lite
Il garante, Caforio: "Fermare la mattanza nelle carceri"

Terni, detenuto dell'alta sicurezza suicida dopo una lite Il garante, Caforio: "Fermare la mattanza nelle carceri"
di Nicoletta Gigli
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Martedì 31 Gennaio 2023, 13:44

TERNI - Si è tolto la vita impiccandosi nella cella dell’alta sicurezza dove stava scontando una condanna per reati di mafia.

Protagonista dell’estremo gesto un detenuto palermitano di 48 anni, ristretto nel penitenziario di Sabbione dal 2020.

Cosa sia accaduto nelle ore che hanno preceduto la tragedia è al vaglio degli investigatori della polizia penitenziaria.

Sotto la lente una lite tra il 48enne siciliano e un altro detenuto dell’alta sicurezza d’origine campana. Che sarebbe esplosa per la presenza di un telefonino ritrovato nel pacco destinato a quest’ultimo e spedito dai suoi familiari.

A scoprire il corpo senza vita del 48enne palermitano la penitenziaria, impegnata nel giro serale delle celle dell’alta sicurezza.

Per l’uomo, che si è tolto la vita legando il lenzuolo al rubinetto della doccia, non c’era più nulla da fare.

La salma del detenuto, dopo il nulla osta del sostituto procuratore, Raffaele Pesiri, è stato trasferito all’obitorio in attesa dell’autopsia. In carcere intanto si indaga sulla lite del giorno precedente legata alla presenza dello smartphone nel pacco del detenuto campano, che avrebbe scatenato la lite tra lui e il 48enne che qualche ora dopo ha preso l’estrema decisione di chiudere con la vita.

«La morte di un detenuto è sempre una sconfitta per lo Stato - dicono Fabrizio Bonino e Donato Capece del Sappe. La via più netta e radicale per eliminare tutti questi disagi sarebbe quella di un ripensamento complessivo della funzione della pena e, al suo interno, del ruolo del carcere. Anche la consistente presenza di detenuti con problemi psichiatrici è causa da tempo di gravi criticità per quanto attiene l’ordine e la sicurezza delle carceri del paese. Il personale di polizia penitenziaria è stremato dai logoranti ritmi di lavoro a causa delle violente e continue aggressioni».

Netta la presa di posizione di Giuseppe Caforio, garante dei detenuti per l’Umbria: «E’ ora di porre fine a questa mattanza nelle carceri umbre. È sulla coscienza di ognuno di noi questo stillicidio di detenuti che allo stremo decidono di compiere atti di autolesionismo fino a quello estremo della morte. All’inaugurazione dell’anno giudiziario - dice Caforio - il procuratore generale, Sergio Sottani, ha richiesto ancora una volta la realizzazione di Rems in Umbria dove accogliere i detenuti con deficit psichiatici che attualmente vengono collocati nelle carceri ordinarie. A Terni, su 550 detenuti, ve ne sono 150 con problemi psichiatrici seri non adeguatamente assistiti sul piano sanitario, che poi danno luogo ad episodi di violenza e autolesionismo».

Per Caforio «questa situazione di imbarbarimento non è degna di una società civile e l’Umbria, con tutte le sue istituzioni, deve dare risposte immediate che devono partire dalla tempestiva realizzazione di almeno due Rems e dal reclutamento straordinario di psichiatri e psicologi da porre al servizio delle carceri umbre».

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