Terni, salta il tracciamento: Omicron 5 fuori controllo

Terni, salta il tracciamento: Omicron 5 fuori controllo
di Aurora Provantini
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Lunedì 11 Luglio 2022, 09:49

TERNI - Aumentano i ricoveri con e per Covid all’ospedale di Terni. E aumentano soprattutto gli accessi al pronto soccorso da quando le Usca (Unità speciali di continuità assistenziale) sono state sciolte, e quindi dal primo luglio. «Si presenta in genere chi ha sintomi, chiedendo di essere visitato». I dati in possesso dell’Usl Umbria 2 indicano una curva in costante risalita, spinta dalla sotto variante sei volte più contagiosa dell’influenza stagionale: Omicron 5, vera protagonista dell’estate 2022. Che raggiungerà «la sua massima espressione» tra un paio di settimane, a detta dell’epidemiologo Marco Cristofori. «Anche se sta già portando a nuove ospedalizzazioni». Il reparto di malattie infettive (24 posti letto) è “andato”, occupato cioè da pazienti che hanno contratto il virus. In più sono state messe a disposizione delle aree dedicate del pronto soccorso (piene) per un totale di 13 posti letto. Cessato lo stato d’emergenza, sciolte le Usca, abbassate le mascherine, il virus avanza spedito. Di quanto? Il dato è relativo. «Approssimativo direi, perché il tracciamento è saltato» – dichiara Fabrizio Festuccia, presidente provinciale Snami (sindacato autonomo dei medici). E’ duro: «Senza le Usca i pazienti non possono essere valutati e quindi seguiti. La Regione Umbria intende formare altre unità di assistenza domiciliare, dette Uca, ma con compensi talmente bassi che il progetto non riesce a decollare perché nessun medico aderisce». Il risultato è che chi si ammala e si fa un tampone a casa non riesce spesso a raggiungere la farmacia (o via Bramante) per attivare in tempo le procedure che gli consentono, eventualmente, di accedere alle terapie antivirali. Restando così “nell’ombra” . E nell’ombra ci sarebbe il 40 per cento dei malati Covid, a detta degli esperti. L. B., 26 anni, si è ammalato dopo essere stato ad un concerto ad Imola il 2 luglio: «Mi è venuta la febbre - racconta il ragazzo - e quando ho iniziato a stare meglio erano già passati cinque giorni. Perciò non mi sono fatto tracciare, per evitare di stare fermo un’altra settimana». Va così, o come per A. G.: «Con la febbre in farmacia?». Non ci è voluta andare la giovane mamma, con 39 di febbre a fare il tampone “ufficiale”: «Ho una bambina di tre anni e me ne guardo bene dal trasgredire le regole, ma secondo me queste non sono regole sensate. Non può funzionare che ci devi pensare da sola a fare tutto». Alessandro Camilli, consigliere dell’Ordine dei medici della provincia di Terni, segnala le difficoltà generate da questa strana fase pandemica. «E’ vero, qualche mio paziente non è  riuscito a tracciarsi - racconta Camilli - e me lo ha dichiarato. Avrei voluto tanto raggiungerlo a domicilio ma non ho i tamponi e neanche i dispositivi di protezione individuale. Per intenderci, ieri mattina (di sabato, ndr) sono andato di mia iniziativa in farmacia a comprare un tampone per tracciare una paziente fragile impossibilitata a muoversi e poi ho impiegato un’ ora per le sanificazioni di rito. Ho potuto farlo perché non lavoravo. E queste azioni possono anche essere ripetute, ma non sottraendo tempo al lavoro ambulatoriale». Quindi, è urgente creare squadre di assistenza speciali. «Anche perché se cominciamo ad ammalarci nuovamente noi medici di base, che succederà?» - commenta Camilli.

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