Dumping, l'Ast batta un colpo

Dumping, l'Ast batta un colpo
di Riccardo Marcelli*
3 Minuti di Lettura
Domenica 17 Aprile 2016, 20:18
TERNI - L'Europa tuteli la produzione di acciaio inossidabile. Questa deve essere la mission di una Comunità dove le questioni del lavoro e dell'ambiente sono le più sensibili. Una comunità alla perenne ricerca di un'alternativa alla siderurgia, un'alternativa che non si riesce a trovare anche perché non si ha il coraggio di promuovere l'analisi del fabbisogno territoriale per delineare la Terni del domani. Purtroppo il Piano d'azione per la siderurgia europea, quello alla cui stesura avevano contribuito le organizzazioni sindacali ternane, è stato svilito. L'obiettivo di puntare ad impianti moderni compatibili con l'ambiente, verso l'innovazione di processo e di prodotto contenendo i consumi di energia elettrica, rischia di diventare irraggiungibile se l'Unione Europea dovesse concedere lo status di economia di mercato alla Cina.

Sarebbe importante e di attualità affrontare con decisione questo argomento anche perché a parlare sono i fatti. Da quando sono stati messi i dazi per le importazioni di acciaio inossidabile nei confronti di Cina e Taiwan, le quote di acciaio inossidabile immesso sul mercato europeo sono diminuite. A beneficiarne non solo Ast ma anche gli altri competitori come Aperam o Acerinox. La partita che si sta giocando, insomma, appare più delicata e complessa di quanto possa sembrare nella Conca e sbaglia chi ritiene che a Terni non si debbano gettare le basi per modificare quella che appare una decisione già presa. Ancora una volta l'Europa si mostra impreparata, più o meno volontariamente, o come quando dopo lo spin-off da parte di ThyssenKrupp della divisione acciaio inossidabile con il conseguente passaggio in Outokumpu, aprì una procedura attraverso la Commissione Antitrust senza tener presente che il vero competitore era rappresentato dalle importazioni. Lo spiegammo ovunque e a tutti, rimanendo praticamente isolati e inascoltati. Si rischia a distanza di quattro anni di commettere un analogo errore. Il riconoscimento dello status modificherebbe, tanto per cominciare, la metodologia di calcolo degli antidumping rendendo di fatto inefficaci queste misure di difesa dalle pratiche scorrette di mercato.

Non solo. Possibile che l'Europa rischi di mettere in discussione la tutela del lavoro e dei lavoratori e le politiche di welfare ormai consolidate, per un'economia di fatto ancora socialista come quella cinese? Possibile che all'Europa non interessi che le produzioni vengano effettuate per la gran parte senza rispettare i vincoli ambientali che nel vecchio continente stanno, giustamente, tanto a cuore? Come Fim Cisl da anni stiamo portando avanti queste battaglie. Non possiamo permettere però che le pratiche sleali finiscano con il complicare il mantenimento delle nostre produzioni. In un contesto mondiale caratterizzato da forti cambiamenti, la politica che ha a cuore le sorti della Fabbrica non può rimanere ferma. Come non può rimanere ferma l'Ast che deve necessariamente puntare a migliorare la qualità del prodotto, guardando anche sulla fabbricazione di acciai innovativi, pensando anche a verticalizzazioni di prodotto a partite dal Centro di Finitura. Anche perché in attesa di definire la città che verrà, ancora oggi non c'è Terni senza acciaio.

* Segretario Fim-Cisl Umbria
© RIPRODUZIONE RISERVATA