Targhe moderne su auto d'epoca:
la soluzione proposta dall'ACI

Targhe moderne su auto d'epoca: la soluzione proposta dall'ACI
di Ruggero Campi
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Venerdì 12 Maggio 2017, 10:55
Proviamo a pensarci: abbiamo vissuto (parlo per la mia generazione) tanti “cambi” di modelli ufficiali di targa e ogni volta abbiamo detto addio a malincuore al vecchio, e ci siamo adattati “obtorto collo” al nuovo. A dire la verità, abbiamo anche imparato la geografia grazie alle targhe e siamo stati i protagonisti di un “quiz itinerante” in occasione dei viaggi con la famiglia; e nella famiglia, riunita nella amatissima automobile, anch’essa parte della famiglia stessa, la gara era quella di individuare per primi l’abbinamento targa-provincia e viceversa. Nel lontano 1963 le robuste targhe in metallo furono sostituite da quelle in plastica, con costernazione generale, visto che la vicinanza al motore provocava non pochi scioglimenti, e le intemperie facevano il resto. Pensate, per ovviare ci si metteva l’amianto. Tra il 1975 e il 1977 primo shock cromatico: all’austero bianco e nero si sostituì l’arancio della sigla della provincia, che divenne giallo zafferano con la prima vernice riflettente nel 1985, innovativa sì, ma un po’ difettosa. E non avevamo fatto in tempo ad adattarci allo sfondo bianco che arrivarono le astruse targhe “europee”, che ci privavano dell’immediata identificazione della provincia di provenienza dell’automobile. Di colpo eravamo precipitati in un mondo di automobilisti anonimi! Addio “fierezza” dell’appartenenza, e delle ironie sulle manovre azzardate o sulla scarsa abilità dell’automobilista di quella o di quell’altra provincia geografica! La verità è che ogni tipo di targa ci dà il sapore di un’epoca, ci riporta un po’ indietro nel tempo. Se i cambiamenti non ci hanno mai entusiasmato, anche se abbiamo per forza dovuto adattarci, immaginiamo che cosa voglia dire la targa per i proprietari di automobili d’epoca, e con quanto dispiacere vedano una sfavillante targa del III millennio sulla loro preziosissima autovettura, della quale hanno curato ogni particolare, attenti alle cromature, ai dettagli, alle maniglie, alle tappezzerie, per non parlare della verniciatura e dell’esatta sfumatura di colore. Aprite il cassettino di un’automobile d’epoca e troverete il portadocumenti originale e magari qualche spicciolo in lire del vecchio conio, messo lì con studiata attenzione dal suo proprietario. Che cosa non darebbero per poter montare la targa originale! Che so, PG 16016, con tanto di stella della Repubblica italiana e l’elegante stampatello un po’ quadrato. Un’altra musica, rispetto alla targa “moderna” che sembra sempre un po’ falsa e stride con la perfezione dell’insieme. Sono sicuro che non baderebbero a spese. E allora perché non consentire di realizzare questo piccolo sogno? Bisognerebbe permettere di far ristampare (e dunque legalmente “rivivere”) la targa originale dei veicoli d’epoca censiti, i cui possessori facessero richiesta… magari facendo affluire dei soldini nelle casse sempre voraci dello Stato. Insomma una soluzione legale si può studiare e renderebbe felici tutti, senza oneri, per lo Stato, anzi con introiti inaspettati privi della natura di “gabella” a cui gli automobilisti purtroppo sono da sempre abituati e facile bersaglio. Automobile Club d’Italia aveva a suo tempo presentato un progetto che poteva essere preso in considerazione dal legislatore, affrontando così in modo concreto le istanze e le giuste aspettative di migliaia di collezionisti. Probabilmente era da migliorare ma pur sempre una base su cui lavorare. Nel frattempo roviniamoci la vista con ZA…, o geometrie completamente in contrasto con le magnifiche linee, curve e dimensioni di splenditi oggetti con le ruote, due o quattro che siano!
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