Scofield, Mehldau, Guiliana, Uj è elettrica

Brad Mehldau & John Scofield a Uj
di Michele Bellucci e Fabio Nucci
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Mercoledì 13 Luglio 2016, 00:41 - Ultimo aggiornamento: 00:48

PERUGIA - Dal pop al blues al jazz. La formula Uj è anche questo: tre serate e tre cifre diverse con l'ultima restituisce note e merito all'anima più pura del festival. Il trio Brad Mehldau, John Scofield e Mark Guiliana viaggia su livelli elevati esplorando i confini tra jazz, fusion ed elettronica. Il pianista e il chitarrista si sono incontrati la prima volta nel 2000 e si ritrovano in questa estate 2016 affiancati da un mago della batteria e della programmazione. La classe di Mehldau, trattasi di pianoforte, tastiere o synths, non è una novità, lo è al caso la naturalezza con cui ha affrontato questa Uj, concedendosi anche un fuori programma con il giovane talento Joey Alexander nel pomeriggio e poi dopo il live confuso tra la gente nel centro di Perugia. Sul palco è spesso lui a parlare tra una session e l'altra, sfoggiando una Uj shirt d'annata. colore verde 70's. Un trio-macchina da guerra, con l'arsenale di chitarre Scofield al completo. I tre si scambiano parti e brani lasciando spesso spazio all'estro del drummers. "Mark Guiliana al Santa Giuliana", chiosa Scofield. Un mix perfetto e moderno che rinnova l'appeal e il seguito dell'electric jazz. Poi tocca a Kamasi Washington e ai sei musicisti che salgono sul palco con lui, due dei quali siedono dietro altrettante batterie. Il ritmo sale, in platea si tiene il tempo con il piede, il jazz si mescola col funky. Saranno la  sua camicia scura lunga fin sotto le ginocchia e la figura imponente, ma il live sembra nascondere qualcosa di stregonesco. Il talentuoso sassofonista lascia molto spazio ai soli della band, ma quando inizia a soffiare nello strumento prende in un istante le redini della vorticosa girandola di suoni. Non si cerca l'eleganza formale, quanto la radice del sound, lasciando che la musica arrivi quasi a saturare l'impianto di amplificazione o, raramente, si soffermi poco al di sopra del silenzio. Il ritmo non scende e il pubblico apprezza, poi una calda ballata mostra altre prospettive della musica secondo Washington e arrivano altri applausi; sul palco compare anche il padre di Kamasi al flauto traverso. Negli States in molti pensano che l'eredità artistica di Coltrane sia sulle spalle di questo 35enne; c'è ancora molto da dimostrare, ma è indubbio che il giovane californiano abbia imboccato la strada giusta. Seguono altre canzoni e momenti d'improvvisazione, in un concerto ben strutturato e suonato con stile. Nonostante qualcuno nelle prime file decida di lasciare l'Arena prima della fine, probabilmente pensando che Washington proponga qualcosa di troppo distante dal jazz del trio che l'ha preceduto, la scelta di proporre due live così diversi è assolutamente azzeccata.

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