Carrozzine pagate anche 1400 euro in più:
lo scandalo della truffa delle protesi d'oro

Carrozzine pagate anche 1400 euro in più: lo scandalo della truffa delle protesi d'oro
di Egle Priolo
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Mercoledì 6 Novembre 2013, 21:05 - Ultimo aggiornamento: 7 Novembre, 22:28
PERUGIA - Protesi d’oro ma di bassa qualit. Con costi gonfiati e senza soddisfare le esigenze dei pazienti.

Una contraddizione che mette nei guai le tredici persone che hanno ricevuto l’avviso di conclusione delle indagini firmato dai sostituti procuratori Mario Formisano e Paolo Abbritti. Medici, impiegati dei distretti sanitari e titolari di sanitarie accusati, a vario titolo, di associazione per delinquere, corruzione, falso e truffa dopo le indagini di carabinieri e Nas.

L’inchiesta, che ha ricostruito presunti illeciti fin dal 2002, è quindi a una svolta: la conclusione delle indagini anticipa l’eventuale richiesta di rinvio a giudizio e quindi la probabile apertura di un processo a carico dei tredici indagati. Nel mirino della procura (per accuse ovviamente tutte da provare) sono finiti Marinella Biagetti, Marcello Bracco, Silvano Cerri, Gabriele Cicioni, Sandro Dalla Costa, Alessandro Maria Pio La Medica, Bruno Lepri, Giuseppe Manuali, Roberto Nelli, Sauro Piastrelli, Tiziana Prosperetti, Andrea Semidoro e Giovanni Semidoro, difesi dagli avvocati Nicola Di Mario, David Brunelli, Fernando Mucci, Valeriano Tascini, Giorgia Mandò, Stefano Castellani, Mario Tedesco, Cesare Manini, Vinicio Di Massa, Alberto Stafficci, Franco Matarangolo e Ubaldo Minelli.

Sarà l’eventuale processo a stabilire le responsabilità, ma secondo la ricostruzione dei pm Formisano e Abbritti i tredici si sarebbero associati «dando vita a un sodalizio criminale» organizzato (sempre secondo le accuse) dai Semidoro. In particolare il sistema partiva dai medici prescrittori della Asl 2 che sarebbero stati corrotti attraverso «ingenti somme di denaro (non quantificabile) - scrivono i sostituti procuratori - e/o regalie di varia natura per compiere atti contrari ai propri doveri d’ufficio consistenti nel rilasciare certificazioni ideologicamente false poiché concesse in assenza della condizioni legittimanti». In particolare i medici avrebbero certificato «falsamente negli attestati di avvenuto collaudo di aver accertato la rispondenza degli ausili protesici forniti alle persone assistite con quelli prescritti». Inoltre i medici avrebbero concesso «favori professionali consistenti nell’indirizzare l’assistito verso l’azienda Semidoro per gli acquisti di ausili protesici, riepilogati su “liste individuali” che venivano periodicamente distrutte dopo la corresponsione della “ricompensa” spettante che veniva consegnata nelle rispettive “buste chiuse”». Gli impiegati dei distretti sanitari (di Panicale, Bastia, Marsciano e Gubbio) finiti sotto inchiesta avrebbero così ricevuto percentuali tra il 4 e l’8 per cento «del fatturato procacciato».

I due pm hanno messo in fila oltre 130 acquisti sospetti di ausili, per cui la Asl avrebbe pagato «indebitamente» fino a 1400 euro di differenza su carrozzine, seggioloni, calzature ortopediche, deambulatori, unità posturali e accessori. Tutti ausili e protesi, insomma, pagati di più e spesso neanche della qualità prevista. Secondo le accuse, il gruppo avrebbe agito attraverso i medici addetti all’Ufficio assistenza protesica dell’Asl 2, «sanitario abilitato ad effettuare le visite di collaudo degli ausili protesici e come tale pubblico ufficiale in servizio e nell’esercizio delle sue funzioni». Medico che «certificava falsamente - si legge nell’avviso di conclusione delle indagini - nell’attestato di avvenuto collaudo di aver accertato la rispondenza delle calzature ortopediche, carrozzine e altri dispositivi e ausili protesici - destinate alle persone assistite - con la relativa prescrizione e con le concrete esigenze dell’utente beneficiario, circostanza poi non risultata veritiera e, in alcuni casi, veniva accertato che il presidio/dispositivo erogato è risultato essere di qualità inferiore rispetto a quello prescritto. Così inducendo in errore l’amministrazione della Asl 2 di Perugia, che liquidava in favore dell’Officina ortopedica Semidoro il relativi importi, ricavando così una indebita differenza di valore superiore».

Complesso e laborioso, quindi, il lavoro dei carabinieri (in particolare di Valfabbrica e Fossato di Vico) e del Nas che hanno studiato autorizzazioni, valutato i dispositivi e calcolato le differenze di prezzo su cui si basano le accuse della procura. Che adesso tocca a un giudice valutare per stabilire eventuali responsabilità.
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