«Umbria jazz riparte
da due sponsor mondiali»

«Umbria jazz riparte da due sponsor mondiali»
di Fabio Nucci
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Giovedì 24 Luglio 2014, 16:07
PERUGIA - Umbria Jazz non lascia ma anzi, rilancia sospinta dal vento dell'Est.

Potrebbero infatti essere importanti brand cinesi a mantenere alta l'asticella del festival che deve affrancarsi dal sostegno pubblico, con l'obiettivo di migliorare, non stravolgere, una formula che ha fatto proseliti anche nella terra dei Mandarini. Smorzando le polemiche degli ultimi giorni, il vice presidente della Fondazione di partecipazione Uj, Stefano Mazzoni, ribadisce la centralità di Carlo Pagnotta nelle scelte artistiche, ruolo mai messo in discussione dalla figura del direttore generale Luciano Linzi.

Vice presidente, una delle polemiche riguarda la formula Uj.

«Va arricchita e ottimizzata, non cambiata che poi è quello che voleva dire Linzi e su questo Pagnotta è d'accordo anche se non l'ha detto apertamente. Dire “va tutto bene” sarebbe superficiale e anche se così fosse dovremmo comunque migliorare. Il festival è bellissimo, il brand ricercato in tutto il mondo, ma dobbiamo adeguarci al cambiamento: migliorare non è dire che la cosa non funziona».

Cosa deve cambiare allora?

«Uno dei nodi sono i costi dell'Arena per la quale occorre cercare altri utilizzatori, manifestazioni che possono usarla nei giorni successivi, come Umbria Rock, per ammortizzare parte dei 500mila euro oggi carico della Fondazione. Ma andrebbe ripensata la proposta».

Parla di quella artistica?

«Sono questioni che riguardano il direttore artistico con cui stiamo parlando di alcune ipotesi. Ad esempio, se per i concerti gratuiti vengono gruppi italiani invece che da oltre Oceano si risparmia. Quanto all'Arena, avere la Cole e la Mannoia la stessa sera, ad esempio, aumenta i costi ma non i benefici. Sarebbe meglio portare un solo big abbinato a un emergente da far scoprire; contribuirebbe a migliorare l'offerta artistica».

L'intesa con Guarducci va in tale direzione?

«Ha sottoscritto un accordo lineare in cui dice che i marchi restano distinti e che lo scopo è trovare sponsor privati. La Fondazione ha tre persone che fanno tutto e che dobbiamo continuamente ringraziare; Sedicieventi ne ha molte che fanno ricerca sponsor. Dobbiamo ringraziare anche i soci della Fondazione e soprattutto la Regione: senza loro il festival sarebbe finito. Col sostegno della Provincia che potrebbe mancare e le difficoltà rispetto all'erogazione del contributo degli altri soci, dobbiamo aggredire gli investitori privati».

A proposito, lei ha detto che ne accetterete anche da Marte.

«Per ora ci accontentiamo della Cina con cui da 3 anni la Regione ha rapporti commerciali. Abbiamo trovato grande entusiasmo intorno a Uj e la possibilità di agganciare almeno due sponsor economicamente molto importanti. Non posso dire altro per scaramanzia. Dobbiamo inventarci rapporti anche per intercettare il milione di cinesi attesi all'Expo. Va costruito un percorso verso il futuro, senza distruggere un festival che funziona».

Che accade con l'associazione?

«È un soggetto privato e per statuto ha un componente nel Cda della Fondazione. Hanno dichiarato di voler uscire e non avranno più tale presenza. L'Associazione aveva il compito di fare il software di Uj, proporre la nomina del direttore artistico entrando nelle decisioni importanti del programma: ora questo viene meno, per noi è un'ulteriore responsabilità».

E con il direttore artistico?

«La sua carica è scaduta insieme alle altre della Fondazione. Pagnotta sarà rinominato dal nuovo Cda, ma aspettiamo che il Comune indichi il suo rappresentante».

Nessun dualismo con Linzi, quindi.

«È stato scelto con Carlo: non ce lo vedo a lavorare con qualcuno con cui non va d'accordo».
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