Perugia, a Monteluce la base di spaccio di centinaia di chili di droga. Eroina nelle gomme consegnate in via San Giuseppe

L'operazione antidroga dei carabinieri a Perugia
di Egle Priolo
3 Minuti di Lettura
Martedì 9 Aprile 2024, 07:30

PERUGIA - Via San Giuseppe. Una strada che divide le case basse e colorate che portano a Sant'Erminio. Una via che unisce la chiesa di Sant'Antonio con la trafficata via Eugubina. Un quartiere nel quartiere, silenziosa scorciatoia dei perugini che odiano il traffico e che ricordano le vecchie strade degli anziani. È qui, esattamente a metà percorso, che la «tranquilla via», come la definisce il gip Margherita Amodeo, è diventata la base dello spaccio per la banda braccata per mesi dai carabinieri. È qui, in un'abitazione presa in affitto da un proprietario perugino, che secondo il procuratore capo Raffaele Cantone «sarebbero stati “stoccati” e “rivenduti”, in pochi mesi, centinaia di chili di droga».

Nel silenzio di una strada quasi anonima, di quelle in cui al massimo si pensa di andare a trovare i nonni, dopo che gli studenti – per anni anima del quartiere - sono diminuiti a Monteluce. Ed è qui, invece, ancora, che tra le serrande semi chiuse e la voglia di tranquillità la rete di nigeriani e casalesi ha trovato a lungo la sua base logistica. Geniale per il luogo centrale eppure appartato, ma dove alla lunga quel andirivieni di macchinoni non è passato inosservato. Lo riassume bene Cantone: «Una volta ricevuto il carico di stupefacenti, presso l’immobile iniziava un vero e proprio “viavai” di altri connazionali i quali, a loro volta e con compiti ben definiti, acquistavano considerevoli quantità di sostanza che poi veniva venduta al dettaglio attraverso di decine di pusher; proprio l’impiego di questi ultimi, utilizzati anche come vettori, consentiva quotidianamente di alimentare le “piazze di spaccio” non solo dell’Umbria ma anche quelle della Toscana, delle Marche e della Campania».
Ancora più particolari sulla base in uno dei cuori del centro di Perugia, nelle 200 pagine di ordinanza di custodia cautelare firmate dal giudice Amodeo. Che in quell'appartamento colloca uno dei nigeriani finiti in carcere, raggiunto quindi dalla misura più pesante per il suo coinvolgimento nell'inchiesta. Il quarantenne, scrive il gip, «viveva proprio nell’abitazione di via San Giuseppe, compiva numerosi viaggi all’estero e disponeva di documenti falsi per non farsi identificare, cosicché era già maturata l’idea che costui ed altri soggetti con lui conviventi fossero implicati in traffici illeciti». «Per dare concretezza all’ipotesi – prosegue Amodeo -, le indagini sono partite con un monitoraggio esterno dell’abitazione mediante telecamere. Le immagini hanno rivelato, nella tranquilla via del quartiere Monteluce di Perugia, il sopraggiungere di autovetture di grossa cilindrata da cui, di volta in volta, veniva prelevato uno pneumatico e portato all’interno della casa; questo, una volta condotto al sicuro dagli occupanti dell'abitazione, dopo diversi minuti veniva restituito all’autista della vettura». Dopo l'insolita consegna, «verso la casa affluivano, senza sosta, uomini provenienti da varie regioni d’Italia, ma anche noti spacciatori residenti a Perugia. È stato facile per gli inquirenti concludere che lo pneumatico serviva ad occultare la droga che, considerate le targhe estere di alcuni veicoli con i quali arrivavano i corrieri che la consegnavano, proveniva da Paesi esteri». E da qui partivano «le vendite di quantitativi di eroina a vari corrieri che si recavano in via San Giuseppe».
Ma non solo.

Perché quella di via San Giuseppe non era l'unica base. Secondo le accuse, un'altra abitazione sarebbe servita alla banda: un appartamento in via del Lavoro dove uno degli indagati ha conservato oltre 8 chili di eroina.

© RIPRODUZIONE RISERVATA