Perugia, flop per le bici elettriche
Indaga la Corte dei Conti

La postazione per le bici elettriche in piazza Italia
di Luca Benedetti
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Sabato 31 Marzo 2018, 15:00
PERUGIA - È talmente leggera la mobilità con le bici elettriche del bike sharing in città che nessuno quasi si accorge che si sono. I numeri sono impietosi e un progetto strombazzato nel 2013 dalla giunta Boccali non ha trovato in quella Romizi lo spunto per dare sprint a un’idea che guarda al futuro e all’ambiente. Ma che sulla salvaguardia della qualità dell’aria in città ha inciso a quantità meno che omeopatiche. Anzi, ha rasentato lo zero.
È talmente leggera che la Corte dei Conti ha deciso di aprire un fascicolo per capire meglio come il super progetto rischi di trasformarsi in un grande flop. Normale quando ci sono di mezzo i soldi pubblici che la magistratura contabile ci metta le mani. E in questo caso i soldi che hanno fatto nascere il progetto deliberato dalla giunta di centrosinistra il 10 ottobre del 2010, sono arrivati dal ministero dell’Ambiente. Soldi che hanno permesso di realizzare la messa in opera del servizio. Una partita da 232mila euro più Iva a cui si aggiungono altre 15mila euro più Iva.
I soldi sono importanti per capire. E anche per attivare gli accertamenti della Corte dei Conti che si è mossa sulla fine del 2017 con il vice procuratore generale Pasquale Principato. La Procura contabile ha già scritto due volte al Comune, Unità operativa Mobilità e Infrastrutture, per chiedere conto e ragione dell’intero progetto. Compresa se la società concessionaria che ha vinto la gara per la gestione del servizio, abbia rinnovato la polizia fidejussoria prevista dal contratto. Danno erariale? Intanto i magistrati di via Martiri dei Lager stanno studiando le carte. Quelle vecchie e quelle in arrivo.
I soldi sono importanti, ma sono i numeri che aiutano a capire. E quei numeri sono diventati di dominio pubblico nei mesi scorsi quando Stefano Giaffreda, consigliere comunale del Movimento Cinque Stelle, ha fatto le pulci all’operazione bike sharing. I numeri sono arrivati in commissione cultura, sono serviti per votare un ordine del giorno (passato a maggioranza con la maggioranza di centrodestra che ha votato contro)e alzare i veli su cui si è infilato l’accertamento della magistratura contabile.
I numeri dicono che dal 2013 a maggio 2017 gli abbonamenti al bike sharing in salsa perugina sono stati soltanto 517. Con un calo continuo e preoccupante per la bontà del servizio. Si è partiti dai 175 abbonamenti per i primi otto mesi di servizio nel 2013. Poi il dato è andato calando così: 152 nel 2014, 94 nel 205, 73 nel 2016 e 23 per i primi cinque mesi del 2017. L’obiettivo del progetto era quello di «ampliare l’area di influenza e il bacino di utenza del minimetrò concependo e promuovendo l sistema di bike-sharing come mezzo agevole per percorrere l’ultimo miglio cioè il tratto i percorso che separa la fermata del mezzo pubblico dalla destinazione finale».
Le stazioni di bike sharing sono quelle che si trovano al terminal metrò di pian di Massiano, alla fermata università della Foligno-Terontola davanti a Ingegneria, ala stazione minimetrò Cortonese, davanti al polo scolastico Capitini, al centro Borgonovo e a Pian di Massiano. Più un altro punto di scambio che è stato realizzato in un secondo momento a piazza Italia e per quello il Comune ha scontato alla società concessionaria una parte della campagna pubblicitaria per promuovere le bici a pedalata assistita. Ma c’è in programma un’altra tratta ciclabile, soprattutto a beneficio degli studenti universitari in centro con una spesa di 290mila euro. Come finirà questa parte dell’impresa bike sharing?
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