Covarelli e De Megni ai domiciliari
«Calcio come copertura del riciclaggio»

Covarelli e De Megni ai domiciliari «Calcio come copertura del riciclaggio»
di Luca Benedetti e Egle Priolo
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Venerdì 28 Marzo 2014, 22:34 - Ultimo aggiornamento: 29 Marzo, 12:33
PERUGIA - A braccetto come nel Perugia finito male, Leonardo Covarelli e Dino De Megni inciampano in vecchie storie passate anche per il pallone e si ritrovano, da ieri mattina, agli arresti domiciliari per riciclaggio e impiego di denaro di provenienza illecita.

L’inchiesta ha portato ai domiciliari anche Cristina Lo Sole, figlia di Lucio, l’uomo che ha avuto un ruolo nel fallimento di quel Perugia; Umberto Previti Flesca, commercialista romano e nipote dell’ex ministro Cesare; Luca Pomponi che acquistò il Pisa da Covarelli e Antonio Aceti, professore della facoltà di medicina dell’università La Sapienza. Secondo la Direzione distrettuale antimafia di Napoli (il magistrato che ha coordinato l’inchiesta è il procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli con il sostituto Giovanni Conzo) e i finanzieri del Nucleo Speciale di polizia valutaria della guardia di finanza di Roma, i sei indagati hanno giocato triangolazioni con l’estero e con una marea di aziende e conti correnti per avere i soldi buoni per acquistare la struttura sanitaria la clinica Ruesch Spa di Napoli.

Ma soprattutto, secondo l’accusa, i sei indagati, avrebbero giocato con i soldi della San Pio sas, società romana che operava nel settore alberghiero. Soldi sottratti all’attivo del fallimento e inseriti in un vorticoso giro estero-Italia per dare l’assalto alla clinica privata napoletana. Spiega il procuratore Borrelli: «Tali somme provento del delitto di bancarotta fraudolenta, attraverso complesse strutture societarie e intricate dinamiche finanziarie, finalizzate a dissimulare i reali beneficiari, sono state rimpatriate dall’Austria all’Italia dove sono state impiegate per il tentato acquisto della capitale sociale di una primaria struttura sanitaria- la clinica Ruesch Spa-ovvero destinate a società operanti nel settore immobiliare (Iniziativa 2003 srl e New Glen Srl)». L’Austria è il punto di snodo e di riferimento, ma società e banche utilizzate per far perdere le tracce dei soldi sottratti al fallimento della San Pio sas portano anche in Gran Bretagna e Germania. Secondo l’accusa gli indagati, devono rispondere e vario titolo anche di intestazione fittizia dei beni e del reimpiego di proventi illeciti.

In particolare Leonardo Covarelli, 49 anni a giugno, ex presidente di Pisa e Perugia, e genero di Dino De Megni, avrebbe prestato il suo conto corrente (aperto in una banca di San Marino) al passaggio di un milione di euro che arrivava da un conto corrente austriaco nella disponibilità di Lucio Lo Sole (che nel frattempo è deceduto) alimentato, secondo Dda di Napoli e finanzieri, da «illecite e fraudolente distrazioni dalla fallita società San Pio Sas». Anche Dino De Megni (64 anni ad agosto, papà di Augusto, l’ex calciatore che ha vinto un’edizione del Grande Fratello e che da bambino fu rapito dall’anonima sequestri sarda) avrebbe aiutato Lo Sole a riportare in Italia soldi dall’Austria. Nel suo caso accertati passaggi di denaro per 690mila euro «impiegandole - scrive il gip Amelia Primavera nell’ordinanza di custodia cautelare - in attività economiche per il tramite della New Glen srl, società che riceveva in accredito sui propri conto correnti le citate somme di provenienza illecita». Ma il gip dice anche altro. E spiega come, in parte, l’inchiesta ha fatto centro: «L’indagine è stata particolarmente fruttuosa... è stata gratificata dalla inconsapevole collaborazione degli indagati i quali non hanno adottato astuzie comunicative durante i loro contatti telefonici, così consentendo involontariamente agli investigatori di ricostruire con elevato dettaglio le attività illecite».

Naturalmente Covarelli e De Megni si difendono. Lo spiega il loro legale, l’avvocato Giovanni Spina che annuncia il ricorso al Riesame contro la misura cautelare: «Leonardo Covarelli rivendica la piena legittimità del suo comportamento che si sostanzia in ordinarie e regolari operazioni di compravendita immobiliare senza alcuna possibilità di sospettare la provenienza illecita, di cui solo oggi viene a conoscenza, dei capitali utilizzati dall’acquirente. Il dottor Dino De Megni - aggiunge l’avvocato Spina - è invece addirittura estraneo alle operazioni. Risulta indagato solo perché assunse formalmente una carica societaria nella New Glen Srl in virtù del suo rapporto con Covarelli del quale era suocero e non è neppure a conoscenza dei fatti».



LE ACCUSE

La torre pendente come una spada di Damocle sul futuro di Leonardo Covarelli e Dino De Megni. Due vite intrecciate nel lavoro e in famiglia, saldate dalla passione per il calcio. Con tre anni di fuoco da segnare sul calendario. Quelli a partire dal 2008, con la cessione del Pisa e l’acquisto del Perugia fallito nel 2010.

Fallimento partito proprio da un’istanza di quel Lucio Lo Sole che avrebbe versato alla società di Covarelli amministrata dall’ex suocero De Megni quasi un milione e settecentomila euro che per il giudice Amelia Primavera non hanno alcuna giustificazione.

Precisamente 690mila euro transitati sul conto della New Glen srl, la società al centro dell’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Napoli, e 1.000.413 euro accreditati sul conto dell’ex patron del Perugia senza nessun motivo. O meglio con una causale che, secondo gli investigatori, aumenta le ombre sulla transazione.

Il bonifico effettuato (nel febbraio 2008, quando Covarelli tifa ancora per il Pisa) da Lo Sole ha come causale il «Compromesso vendite azioni Pisa squadra calcio». Una causale «anomala» e un bonifico di «rilevante valore investigativo», secondo il gip Primavera, perché il «proprietario pro tempore delle quote del Pisa calcio risultava essere la società Mas (quella che poi acquisterà il Perugia, ndr) e non Leonardo Covarelli». «Risulta inverosimile - scrive il giudice nell’ordinanza di custodia cautelare -, considerato l’elevato importo finanziato, che non risulti documentazione alcuna afferente tale transazione. Circostanza che induce ad affermare che la causale riportata sia solo una dicitura di comodo utilizzata al fine di dare una giustificazione meramente formale al bonifico».

Insomma, un giro di soldi senza nessuna giustificazione, ma con una genesi che, per l’accusa, è abbastanza precisa. «Risulta possibile affermare che le somme in argomento trovano la loro genesi nei depositi di denaro contante effettuato da Lucio Lo Sole in Austria, dal giugno 2007 al settembre 2008, generate dalll’illecita distrazione di fondi dalla società San Pio sas (già Cr Invest srl)».

Per questi ingenti capitali rimpatriati da Lo Sole sono finiti nei guai Covarelli e De Megni, uno con l’accusa di riciclaggio, l’altro di reimpiego di denaro di provenienza illecita: entrambi rischiano fino a 12 anni di reclusione.

Paradossale, soprattutto per l’ex patron, che vide affossare il sogno suo e di un’intera città proprio per le richieste di soldi avanzate da Lo Sole. Dall’istanza al fallimento in mezzo passò un’estate di fuoco, con accuse incrociate in cui il dubbio era chi fosse il creditore (e il debitore) di chi. Ora la guardia di finanza ha messo in fila oltre 20 assegni in favore della New Glen emessi il 6 e il 18 novembre 2008 e quel bonifico sospetto del febbraio dello stesso anno. A febbraio Covarelli era ancora a Pisa, a novembre era già il signore del Curi, ma col rimpianto di piazza dei Miracoli: «L’errore più grave - disse al Messaggero l’anno scorso - fu venire via da Pisa». A pendere, adesso, sono le accuse.



I SEQUESTRI

L’operazione di Dda di Napoli e Nucleo Speciale di polizia valutaria della finanza di Roma a cui hanno dato supporto per eseguire gli arresti gli uomini del comando provinciale di Perugia guidati dal colonnello Vincenzo Tuzi, ha portato anche al sequestro per equivalente di più di nove milioni di euro.

In particolare sono stati sequestrati agli indagati immobili e terreni a Bologna, Pisa, Perugia e Roma e numerosi terreni in provincia di Cosenza.

In particolare per il passaggio di denaro Austria-San Marino a Covarelli sono stati sequestrati per equivalente cinque appartamenti. Due a Perugia entrambi in centro, due a Corciano e uno a Bologna. Si tratta, in realtà, di immobili che sono nel portafoglio della Mas Srl. Per Dino De Megni, invece, il gip Amelia Primavera ha disposto il blocco di cinque conti correnti, un conto terzi e un portafoglio in diverse banche e alla società New Glen srl le quote del capitale sociale. La società di cui De Megni ha ricoperto una carica societaria, è, secondo le carte del Tribunale di Napoli, in liquidazione.

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