La favola di Ansumana
figlio del barcone simbolo

La favola di Ansumana figlio del barcone simbolo
di Nicoletta Gigli
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Lunedì 24 Agosto 2020, 09:51 - Ultimo aggiornamento: 25 Agosto, 22:46
«Il maestro di italiano mi disse: sei appena arrivato e già parli correttamente. Se vuoi vai in terza media. Ho detto subito sì». Ansumana, 21 anni, ha lasciato il Gambia sei anni fa per motivi politici ed ha affrontato da solo il viaggio verso Italia. E' uno dei minori stranieri non accompagnati accolti a lungo nella comunità Il Tiglio di Ferentillo gestita dall'Arci. La stessa struttura che ospita Issa, senegalese, 18 anni, aggredito il giorno di ferragosto da un 40enne per motivi razziali all'Argentario. Ansu è diventato famoso perché ha raccontato la sua storia nel docufilm andato in onda su National geographic. Era stato contattato da un giornalista che cercava di localizzare i migranti presenti in una foto scattata nel 2014 da un elicottero della marina militare. Tra le persone stremate ritratte nella foto, c'era anche il piccolo Ansumana. Nella Comunità Il Tiglio passa tre anni. Sin dal suo arrivo si distingue per la forte motivazione allo studio della lingua e una grande ambizione.
«Il suo sogno - racconta Michela Chiappini, operatrice della struttura - era diventare procuratore di calcio. Un business man, come suo zio materno, figura di estrema importanza nella vita del giovane migrante». Ansu frequenta un corso interno di alfabetizzazione della lingua italiana e quello serale per prendere il diploma di scuola media. Nel frattempo riesce ad avere il permesso di soggiorno per motivi umanitari. Frequenta un tirocinio Bct accogliendo i clienti e catalogando i libri. Col sostegno di alcuni educatori dell'equipe multidisciplinare si iscrive all'indirizzo turismo del Cesi-Casagrande. E quando compie 18 anni viene trasferito al progetto Siproimi ordinari Terni in una struttura dedicata all'accoglienza dei neo maggiorenni. L'educatrice che l'ha cresciuto e la psicoterapeuta però non lo abbandonano. Lui si impegna nello studio e aiuta l'Arci come volontario con le mediazioni linguistiche con i beneficiari dei progetti di lingua mandinka, wolof ed inglese. E svolge un tirocinio estivo con l'Alis per l'accoglienza turistica alla Cascata delle Marmore. Il tempo passa ed Ansu si trova ad un bivio. Sa che i tempi di accoglienza sono agli sgoccioli, non vuole rinunciare alla sua brillante carriera scolastica e si iscrive alla scuola serale di operatore socio-sanitario. E' scoraggiato di non poter diventare subito un famoso business man ma cosciente di essere portato per l'attività di mediazione linguistico-culturale. L'equipe educativa lavora per rafforzare il supporto emotivo esterno. Come quello offerto dalla famiglia di Taranto, che lo affianca in tutto il suo percorso di accoglienza dall'arrivo in Italia, e dalla professoressa di italiano, che lo incoraggia al proseguimento degli studi e lo porterà ad avere il diploma. Arricchito degli strumenti per mettersi in gioco da solo e grazie alla famiglia di Taranto che lo accolse come un figlio, trova un lavoro come operatore sociale in una comunità educativa della città. Ansu ora vive nella città pugliese ma a Terni lascia affetti e punti di riferimento. Mantiene stretti rapporti con l'equipe educativa del Tiglio, tanto da chiedere consigli di fronte ad ogni difficoltà. Il suo è diventato un permesso di soggiorno per motivi di lavoro. Ora ha recuperato i contatti coi familiari. E sogna di raggiungere lo zio in Inghilterra e studiare per diventare procuratore di calcio.
 
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