La Lifeline a Salvini: «A bordo uomini, non carne». I mille migranti alla deriva salvati dalla Libia

La Lifeline a Salvini: «A bordo uomini, non carne». I mille migranti alla deriva salvati dalla Libia
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Domenica 24 Giugno 2018, 10:25 - Ultimo aggiornamento: 25 Giugno, 08:36

I circa mille migranti che erano alla deriva su sette gommoni al largo della Libia sono stati soccorsi dalla Guardia costiera libica. A dare la notizia è il ministro dell'Interno, Matteo Salvini. «Ringrazio di cuore, da ministro e da papà, le autorità e la Guardia Costiera Libica che oggi hanno salvato e riportato in Libia 820 immigrati, rendendo vano il 'lavoro' degli scafisti ed evitando interventi scorretti delle navi delle Ong», ha detto il vicepremier. Ad allertare le autorità libiche, competenti a intervenire in quanto i gommoni si trovavano nella loro area di Ricerca e soccorso, è stata la guardia costiera italiana che per prima aveva raccolto l'sos delle imbarcazioni dando l'allarme alle navi in transito. Ira delle Ong, preoccupate riguardo al trattamento che subiranno i migranti 'respinti'. Barcellona aveva offerto un porto sicuro; Malta accusa l'Italia di essere «disumana». 
 


Salvini ha esortato i libici a «continuare a fare il loro lavoro di salvataggio» intimando alle «voraci Ong» di non intralciare. Intanto, i porti italiani restano chiusi e continua lo stallo della nave Lifeline e del cargo Alexander Maersk, con 350 persone in attesa di toccare la terra promessa.

La protesta delle Ong. «Alle 12.40 abbiamo risposto alle 7 chiamate della Guardia costiera di Roma rivolte a tutte le navi per il salvataggio in acque internazionali di 1.000 persone alla deriva. Risposta: 'Non abbiamo bisogno del vostro aiuto, non siete necessari'. Ma se non vogliono barche che vadano in soccorso, cosa vogliono?», scrive su Twitter la Ong spagnola Proactiva Open Arms, la cui nave si trovava a 65 miglia dai gommoni in difficoltà. Fonti della Guardia costiera sottolineano che a tutte le navi in transito è stata data la stessa indicazione, attraverso l'ormai famoso 'messaggio circolarè, e cioè di rivolgersi alla Guardia costiera libica competente per quell'area Sar. Le autorità di Tripoli, poi, hanno effettivamente assunto il coordinamento. «Se la linea continuerà ad essere questa assisteremo al più grande respingimento della storia», dicono dalla Open Arms.

Salvini all'attacco. Una linea che il ministro Salvini difende però a spada tratta. «Lasciamo che le Autorità libiche facciano il loro lavoro di salvataggio, recupero e ritorno in patria, come stanno ben facendo da tempo, senza che le navi delle voraci Ong disturbino o facciano danni. Sappiano comunque questi signori che i porti italiani sono e saranno chiusi a chi aiuta i trafficanti di esseri umani». Un attacco frontale alle Ong e al loro «lavoro sporco», dice Salvini, che posta un articolo in cui il portavoce della guardia costiera libica dice delle ong: «non ci rispettano, sono un ostacolo», «non fanno salvataggio, fanno trasporto, assicurano ai trafficanti le ultime miglia del loro trasporto marittimo».

Il caso LifeLine. Porti chiusi, dunque. Ne sanno qualcosa a bordo della nave della Ong Lifeline, che da quattro giorni staziona in acque Sar maltesi (il comandante ha invitato il «caro Matteo Salvini» a bordo, dove «non c'è carne, ma esseri umani») e del cargo Maersk, fermo a 4 miglia da Pozzallo. Entrambe le unità aspettano indicazioni per sbarcare i migranti. Il cargo ha ricevuto da una motovedetta della Guardia costiera generi alimentari e anche cento paia di ciabatte.

Lo scontro con Malta e l'offerta di Barcellona. Intorno alla Lifeline è montata l'ennesima polemica tra Roma e La Valletta.
Il ministro dell'Interno maltese ha infatti accusato quello italiano dei Trasporti di aver taciuto, quando la nave era in acque sar libiche e italiane, pretendendo ora che Malta apra il suo porto. «Questa è la vera disumanità». La replica di Toninelli: «l'Italia non coordinava l'operazione Lifeline. In più negli ultimi 4 anni la nostra Guardia Costiera ha salvato ben 600mila vite umane. Molte di più di Malta e di tutti gli altri paesi Ue. Ora mi dica chi è disumano!?». E mentre tanti cittadini e varie personalità - tra cui Laura Boldrini e l'ex sindaco Lampedusa Giusi Nicolini - firmano un appello via social per chiedere al comando delle Capitanerie di Porto e «alle loro coscienze» l'immediato ripristino delle operazioni di soccorso, la sindaca di Barcellona Ada Colao mette a disposizione il porto della città per ospitare i migranti che verranno soccorsi: «l'Italia - dice - pretende di lasciarli nella mani della Libia, dove si torturano, violentano e schiavizzano le persone. Barcellona si offre come porto sicuro».​

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