Ieri mattina due carabinieri di Roma con due colleghi di Terni sono andati a casa di quello che viene considerato uno dei prestanomi di cui si serviva Nicitra per una perquisizione nell'abitazione dove risultava residente nella zona di Otricoli. I carabinieri sono venuti per verificare se nella casa, in cui comunque l'uomo non era presente, ci fossero documenti che lo collegassero all'indagine o denaro. Il risultato della perquisizione non è stato reso noto. Nell'indagine è coinvolto anche Franco Gambacurta, nativo di Montefalco, in carcere dal 2018, ritenuto dal procuratore capo della Dda Michele Prestipino un boss della criminalità romana: «Non esiste intercettazione nell'ambito della criminalità organizzata romana nel quale non viene indicato il nome di Franco Gambacurta», disse al momento del suo arresto.
E' proprio con questo arresto che comincia ad appannarsi la stella di Nicitra. Con lui ieri sono finite in carcere 27 persone mentre ai domiciliari si trovano le donne del clan: la madre, la figlia, la compagna e la segretaria di Nicitra che secondo gli inquirenti avevano un ruolo primario nell'attività illecita. Un sistema che era rispettato da tutti. Sono stati sequestrati beni per un valore complessivo di 15 milioni di euro. Il nome di Nicitra è legato anche alla gestione di due ristoranti di Roma. L'attività di indagine si è basata anche su una serie di verbali di collaboratori di giustizia , tra cui Giuseppe Marchese, cognato di Leoluca Bagarella, Antonio Mancini e Maurizio Abbatino (ex Magliana), che tra il 1993 e il 1995 avevano raccontato dell'ascesa di Nicitra, passata attraverso anche una serie di omicidi.
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