Maxi rogo alla Biondi di Ponte San Giovanni: chiesti sei rinvii a giudizio

Maxi rogo alla Biondi di Ponte San Giovanni: chiesti sei rinvii a giudizio
di Enzo Beretta
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Martedì 19 Settembre 2023, 19:30

PERUGIA - Chiesto dal pubblico ministero Laura Reale della Procura di Perugia il rinvio a giudizio di sei persone coinvolte nell’inchiesta sul maxi-incendio alla Biondi ecologica di Ponte San Giovanni avvenuto il 10 marzo 2019. La richiesta di processare Daniel Mazzotti, Bruno Biondi, Cristian Rastelli, Mirco Migliorelli, Silvio Pascolini e Paolo Amadei è stata formalizzata ieri mattina al giudice per l’udienza preliminare Margherita Amodeo. Quella maledetta domenica - secondo gli inquirenti - c’erano quasi quattromila tonnellate di rifiuti più del consentito e il fuoco - sempre secondo l’accusa - si sarebbe potuto spegnere in tempo se la manutenzione dell’impianto antincendio fosse stata a norma. La nube tenne in ostaggio oltre 35mila persone, il fumo appestò l’aria prima a Ponte San Giovanni e poi a Ponte Felcino, Ponte Valleceppi, Bosco e Ponte Pattoli. Un quarto di città visse con l’incubo di respirare o aver respirato diossina, furono 17 le scuole chiuse e per diversi giorni non si poterono mangiare i prodotti della terra per i rischi legati alle sostanze tossiche nell’aria. 

I sei sono indagati a vario titolo per aver allestito attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti e di violazioni inerenti le normative antincendio. Mazzotti, Biondi e Migliorelli sono indagati perché «per negligenza, imprudenza ed imperizia ovvero per non avere manutenuto l’impianto antincendio, che difatti non si attivava immediatamente all’inizio dell’evento incendiario, e per aver collocato (il Rastelli) il trituratore mobile di rifiuti nei pressi dei cumuli di rifiuti stoccati presso l’impianto di via Bina, mezzo da cui scaturiva l’innesco dell’incendio a causa di un cortocircuito elettrico prodottosi nel caricabatteria del telecomando del predetto macchinario, nonché per colpa specifica consistita nella violazione delle prescrizioni contenute nell’Autorizzazione Integrata Ambientale...cagionavano un incendio di vaste proporzioni a seguito del’incenerimento degli ingenti quantitativi di rifiuti urbani e speciali pericolosi e non stoccati». 

Nelle carte si legge che all’atto di rinnovo del certificato di prevenzione incendi del 2018 ci sarebbero state delle dichiarazioni false.

Ovvero, i quantitativi di rifiuti combustibili nel certificato erano indicati in 1800 tonnellate mentre quelli «autorizzati e realmente gestiti» sarebbero stati «pari a 5.040 tonnellate di cui 2500 di plastica - è scritto nell’avviso conclusione indagini - 2500 di carta e cartone e 40 di pneumatici». Una differenza che avrebbe permesso ai legali rappresentanti di omettere «di adeguare l’impianto anti incendio ai quantitivi reali di materiali/rifiuti combustibili gestiti».

Alla richiesta di rinvio a giudizio sono seguite le arringhe degli avvocati Nicola Di Mario, Francesco Falcinelli, Michele Nannarone, Michele Bromuri, Lidia Braca e Gian Luca Pernazza. Parti civili rappresentate in aula dalle avvocatesse Sara Pievaioli e Valeria Passeri. 
Enzo Beretta

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