Perugia, dal rogo della Biondi il traffico illecito dei rifiuti: affari da un milione con i documenti truccati

Un sopralluogo tra i rifiuti dopo il rogo alla Biondi recuperi
di Luca Benedetti
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Domenica 22 Gennaio 2023, 09:09

n fondo a ogni operazione che gioca con i codici identificativi dei rifiuti, c’è sempre una somma che fa il totale. Lo era stato per l’indagine che decapitò, anni fa, gli allora vertici di Gesenu grazie all’inchiesta della Forestale per lo scandalo “Spazzatura d’oro connection”. Lo è per l’indagine sul rogo del 10 marzo 2019 alla Biondi recuperi di Ponte San Giovanni firmata dal procuratore aggiunto Giuseppe Petrazzini e dal sostituto Laura Reale. Lì i conti toccavano le tasche dei Comuni che pagavano per la differenziata non fatta; qui incassi e risparmio di una gestione ritenuta illecita dei rifiuti che passavano per la Biondi, hanno creato vantaggi per quasi un milione di euro.
Spiegano i magistrati nell’avviso dei conclusione indagini che è la ceralacca sul loro lavoro e l’anticamera della richiesta di rinvio a giudizio per i sei indagati: «.. ad esclusivo interesse e vantaggio della città società (la Biondi recuperi, ndr) ponevano in essere il reato così traendo vantaggi, per lo svolgimento illecito dell’attività di rifiuti, consistiti in incameramenti di somme derivanti dall’accettazione di incarichi non conformi ovvero risparmio di spese derivanti dallo smaltimento non conforme dei rifiuti pari a 832.822,60 euro (considerando un prezzo unitario di 97 euro per tonnellata), oltre ad euro 8000 ovvero i costi che la società avrebbe dovuto sostenere per effettuare più caratterizzazioni...». Cioè i rifiuti che secondo l’ipotesi accusatoria, passavano per la Biondi, erano scarti di diversi cicli produttivi e venivano fatti passare come se fossero stati generati regolarmente da un unico ciclo produttivo. Così le analisi sui rifiuti speciali potevano essere fatti una volta l’anno invece che per i vari lotti lavorati. Un’operazione fatta, in un altro polo non interessato dall’incendio, anche 11 giorni dopo il rogo e, almeno secondo l’accusa, indicando nei codici Cer imballaggi in materiali misti, quando invece si trattava di materiali isolanti arrivati da una grossa azienda del fai da te.
Nell’inchiesta sul rogo l’aggiunto Giuseppe Petrazzini e il sostituto procuratore Laura Reale hanno formalmente iscritto nel registro degli indagati Daniel Mazzotti, Bruno Biondi, Cristian Rastelli, Mirco Migliorelli, Silvio Pascolini, Paolo Amadei e la stessa Biondi recuperi.

Tutti pronti a spiegare la bontà e la correttezza della loro attività prima e dopo la maledetta domenica di marzo che fece alzare una nube nera su una fetta di città.

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