Diocesi, vendita del Castello di San Girolamo
il pm chiede quattro condanne

Diocesi, vendita del Castello di San Girolamo il pm chiede quattro condanne
di Nicoletta Gigli
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Giovedì 29 Ottobre 2020, 07:44

TERNI «Il buco di bilancio da 20 milioni di euro non è mai esistito. La realtà è che la curia diocesana, dopo i dodici anni trascorsi a Terni dall’allora vescovo Vincenzo Paglia, ha fatto fruttare il suo patrimonio immobiliare, cresciuto di 35 milioni». L’avvocato Manlio Morcella è un fiume in piena e parla di fronte al tribunale durante l’ennesima udienza della vicenda legata alla compravendita del castello di San Girolamo. Esplose nel 2013 con tre arresti e una raffica di indagati e in udienza il legale, che difende Luca Galletti, uno dei sei imputati, ex direttore dell’ufficio tecnico della diocesi e braccio destro del presule, smonta le accuse mosse dalla procura. Sotto processo oltre a Galletti, l’ex economo diocesano Paolo Zappelli, il notaio Gian Luca Pasqualini, ex membro del Cda dell’istituto diocesano per il sostentamento del clero, l’ex sindaco di Narni Stefano Bigaroni e due dirigenti del Comune di Narni, Antonio Zitti e Alessia Almadori. Le accuse vanno dall’associazione a delinquere finalizzata alla turbativa d’asta, al falso e alla truffa. «Galletti è stato dipinto come una sorta di anima nera - ha detto Morcella nella sua arringa - ma nella valutazione dello stato economico della diocesi non si è tenuto conto della situazione patrimoniale».. Di fronte al tribunale Morcella ha ripercorso, numeri alla mano, i dodici anni di magistero di Vincenzo Paglia, che finì nell’inchiesta della procura.

La sua posizione fu archiviata dal gip, Tordelli, per lla totale estraneità ai fatti». Per la difesa di Galletti, viste le grandi opere di ristrutturazione del patrimonio della diocesi fatte in pochi anni, se ci fossero state ruberie sarebbero dovute emergere all’interno degli appalti. «La realtà è che nessuno ha sottratto un euro - ha tuonato Morcella. Quando arrivò a Terni Vincenzo Paglia ereditò un debito di tre milioni e mezzo di euro che lievitò a sette milioni per i debiti accumulati dalle parrocchie che il vescovo volle cancellare - ha aggiunto. Poi c’era la quota fissa di indebitamento fisiologico della curia pari a 350 mila euro l’anno. Da quando Paglia entra a quando lascia, a fine 2012, il patrimonio della diocesi è aumentato di 35 milioni grazie all’apprezzamento immobiliare cui aggiungere le opere d’arte acquisite, che valgono qualche altro milione di euro». Per Luca Galletti e Paolo Zappelli, il pm, Mazzullo, ha chiesto una condanna a due anni e nove mesi. Chiesta l’assoluzione per Stefano Bigaroni e Alessia Almadori mentre per gli altri due imputati sono state chieste pene inferiori a due anni. La prossima udienza il primo dicembre. 

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