Cure sospese ai malati cronici, l'appello della chef Velia De Angelis: «Riaprite la Riabilitazione o non ce la faremo»

Cure sospese ai malati cronici, l'appello della chef Velia De Angelis: «Riaprite la Riabilitazione o non ce la faremo»
di Monica Riccio
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Lunedì 3 Maggio 2021, 12:39 - Ultimo aggiornamento: 19:09

«Dietro a ogni persona forte c'è la vita che non le ha lasciato scelta». Inizia così la lunga lettera aperta che Velia De Angelis, 47 anni, famosissima chef orvietana, ha voluto diffondere. Velia convive con la sclerosi multipla, malattia che le fu diagnosticata nel 2010 quando era al culmine della carriera, malattia che oggi la costringe a chiedere che tornino operative le terapie a Orvieto.

Solare, sempre sorridente, vulcanica, Velia De Angelis ha girato il mondo, andando a promuovere e ad insegnare i segreti della cucina italiana nel mondo. Diplomata in Inghilterra all’Università di Derby, torna poi in Italia e si stabilisce nella costiera amalfitana, e nel 2001 apre la sua prima scuola di cucina a Positano. Nel 2005 è negli Usa con il programma "Velia’s Cooking Style" poi torna nella sua Orvieto e inaugura il suo primo locale, "Champagneria Orvieto", e fonda a Monterubiaglio, dove tuttora vive, una scuola di cucina. Tanti i successi televisivi, su tutti la partecipazione a “Chef per un giorno” su La7. Poi la malattia ne ha purtroppo frenato l'entusiasmo, ne ha rallentato la vita, ma non le hai mai spento il sorriso.

Velia, come molti altri malati di questo tipo, ha bisogno costante di fisioterapia ma, da più di un anno l'ospedale di Orvieto ha chiuso il reparto di Riabilitazione; come tutti gli ospedali ha dovuto chinare la testa all'emergenza Covid. Ma Velia la testa non la può chinare. Si muove ormai su una sedia a rotelle, muove molto poco le mani, quelle mani perfette che sapevano impastare e dar vita a pietanze di ogni tipo, e comincia ad avere difficoltà a deglutire.

Inoltre ormai ha bisogno di qualcuno per fare qualsiasi cosa, anche mettersi a letto. Accanto a lei, nella casa di Monterubiaglio, c'è la madre settantenne che la supporta in ogni momento e si prende cura di lei, ma non è possibile andare avanti così.

E così Velia lo ha voluto gridare forte questo suo bisogno, perché se tornasse in riabilitazione tornerebbe anche a muoversi meglio. «In questi mesi noi malati cronici e in fase progressiva – spiega - non siamo riusciti a fare una riabilitazione intensiva, unica fonte di ripresa verso le forme più aggressive. Serve il ricovero oppure un day hospital capace di farci lavorare per non perdere i colpi. La fisioterapia di un'ora nelle forme come la mia è come bere acqua con un cucchiaino di zucchero. Diventiamo pezzi di legno che neppure Mastro Geppetto riuscirebbe a lavorare. Se si interrompe la riabilitazione è come ricadere nel vuoto.»

Una possibilità potrebbe esserci a Cascia ma la lista di attesa è lunga. «Va riaperto prima possibile il reparto di Riabilitazione del “Santa Maria della Stella” di Orvieto – questo chiede Velia - con la fisioterapia intensiva in regime di day hospital. Ma è tutto bloccato. Proprio come me che ormai non riesco a bere nemmeno più da un bicchiere. Diteci chi dobbiamo chiamare, come dobbiamo fare, perché questa non è vita e di vita, dignitosa, tutti ne abbiamo diritto.»

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