Orvieto, danni al neonato dopo un travaglio di nove ore: condannati due ginecologi e un'ostetrica

La sentenza della corte dei Conti dell'Umbria

Orvieto, danni al neonato dopo un travaglio di nove ore: condannati due ginecologi e un'ostetrica
di Nicoletta Gigli
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Sabato 30 Marzo 2024, 09:54

ORVIETO - Un parto complicato, avvenuto utilizzando la ventosa dopo un travaglio andato avanti per nove ore.

E danni per il neonato, definiti «non permanenti e provocati dalla carenza d’ossigeno che si sarebbero potuti evitare se si fosse proceduto con un taglio cesareo».

E’ quanto si legge nella sentenza con cui la corte dei Conti dell’Umbria ha condannato due ginecologi e un’ostetrica dell’ospedale di Orvieto a risarcire l’Usl Umbria 2.

L’azienda sanitaria, dopo la denuncia dei genitori del bimbo, che ha 12 anni, aveva pagato 115 mila euro per il danno da errore medico.

Poi aveva fatto partire l’informativa arrivata sul tavolo della procura regionale della corte dei Conti, che ha dato il via alla delicata istruttoria chiamando in causa il primario, due ginecologi che si erano alternati durante il lungo travaglio e l’ostetrica.

I ginecologi sono stati condannati a pagare 40mila euro ciascuno all’Usl Umbria 2. L’ostetrica, che ha scelto e ottenuto il rito abbreviato, ha già risarcito l’azienda sanitaria con 14mila euro.

Nessuna responsabilità per la magistratura contabile in capo al primario che intervenne solo negli ultimi minuti del complicato parto e che riuscì a far nascere il bambino estraendolo con la ventosa.

La vicenda risale 4 marzo 2012. Una trentenne orvietana arriva in ospedale alle 5 del mattino perché le si sono rotte le acque. Dopo nove ore di travaglio, alle 21 e 12, nasce il bimbo, al quale viene diagnosticata una asfissia perinatale connessa ad un parto con ventosa. Qualche ora dopo il trasferimento nella terapia intensiva neonatale dell’azienda ospedaliera di Perugia. Nelle carte delle dimissioni si parla  di «encefalopatia ipossico-ischemica, ipertensione polmonare e idronefrosi bilaterale».

Nella ricostruzione della procura regionale il danno al neonato sarebbe stato cagionato dalla «non corretta esecuzione della procedura di parto avvenuta nel reparto di ostetricia e ginecologia dell’ospedale Santa Maria della Stella di Orvieto, con esiti di invalidità - imputabili alla condotta gravemente colposa dei convenuti - per l’ encefalopatia ipossico-ischemica o asfissia perinatale riportata dal minore, situazione che aveva richiesto l’intervento del neonatologo e del rianimatore e il successivo trasferimento nel reparto di terapia intensiva neonatale».

Per la procura il danno sarebbe derivato dal «non corretto monitoraggio della condizioni della madre e del battito fetale, dal mancato rilievo sulla partoriente dello Streptococcus Agalactiae, dal difetto di consenso informato al parto con ventosa ostetrica, dalla omessa esecuzione del parto cesareo e dall’incompleta redazione della cartella clinica».

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