Scuola, il tutti in classe riapre il problema aule. Molti Istituti senza spazi

Scuola, il tutti in classe riapre il problema aule. Molti Istituti senza spazi
di Remo Gasperini
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Mercoledì 4 Agosto 2021, 08:00 - Ultimo aggiornamento: 09:30

PERUGIA -  Non solo vaccinazioni e Green pass, l’agenda umbra del rientro a scuola in presenza al 100% è zeppa di voci e irta di ostacoli che in parte sono esattamente quelli dello scorso anno. Almeno per le scuole superiori, che in Umbria interessano quarantasei istituti con oltre 40mila studenti “alloggiati” in 1.914 classi, permanendo le disposizioni sul distanziamento buccale di 1 metro rimangono irrisolti alcuni problemi nodali a cominciare da quello degli spazi. L’anno scorso, peraltro caratterizzato da un uso esasperato della Dad, sono state infatti trovate soluzioni per una presenza contingentata ma mai al 100% come invece con determinazione si vuole attuare quest’anno. Tutti d’accordo sul principio ispiratore di questa linea di guerra alla Dad ma ora i buoni propositi si scontrano con la realtà e la preoccupazione di chi il 13 settembre deve riaprire le porte delle scuole umbre è alta.

LE RICHIESTE

In merito agli spazi, già diversi dirigenti scolastici degli istituti dei centri maggiori hanno inoltrato alle Provincie, parliamo appunto delle superiori, “pressanti richieste di nuovi e più ampi spazi scolastici, per consentire lo svolgimento delle attività didattiche completamente in presenza senza ricorrere alla didattica a distanza”.

Così cita ad esempio la Provincia di Perugia nella lettera inviata al Miur chiedendo lumi sul da fare visto che quanto era possibile è stato realizzato l’anno scorso.

SITUAZIONE

Agli enti locali, in testa le due Province di Perugia e Terni, per l’anno scolastico 2020-21 sono arrivati fondi per gli interventi di adeguamenti (edilizia leggera) delle infrastrutture e il reperimento di ulteriori spazi in affitto esterni alle scuole. Lavori fatti e soldi spesi per tamponare l’emergenza ma pensando al rientro in presenza al completo il problema di fondo della carenza di aule capienti per una presenza media di 25 studenti in tempo di normativa Covid non è stato risolto. Di aule suppletive ne sono state trovate poche (richieste reiterate quest’anno con zero risultati), così come non sono state trovate aree idonee per un’ipotetica allocazione di strutture modulari. E allora? «Ritenendo che questo Ente abbia finora attuato tutto quanto di propria competenza e possibilità per far fronte all'emergenza da Covid-19 negli edifici scolastici gestiti – si legge nella lettera firmata dal presidente Luciano Bacchetta che la Provincia ha inviato per conoscenza anche a Regione, Usr e Istituti Superiori - si chiedono possibili chiarimenti, indicazioni, indirizzi per il prossimo anno scolastico 2021-2022».

LE SOLUZIONI

E l’elenco delle delucidazioni va al cuore del problema. Chiede la Provincia notizie su: «disposizioni già eventualmente di conoscenza di codesto Ministero in merito all'inizio in sicurezza del prossimo anno scolastico, con particolare riferimento alle modalità della didattica (in presenza, possibilità di didattica a distanza, ecc.) e alle regole di distanziamento tra studenti e per i docenti». E ancora indicazioni su «possibilità di organizzare la didattica nell'arco della giornata, anche con lezioni pomeridiane e, infine, possibilità di aumentare il numero delle classi autorizzato, così da rendere il numero di studenti per classe compatibile con la superficie delle aule esistenti nel rispetto dei distanziamenti prescritti. Questo provvedimento – si sottolinea - a fronte ovviamente di un aumento dei costi per il personale, consentirebbe di utilizzare al meglio e completamente gli edifici scolastici esistenti, senza la necessità di individuazione di nuovi spazi, con conseguente necessità, ove tali spazi possano essere reperiti, di più che rilevanti finanziamenti per locazioni e adattamenti».

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