PERUGIA - Sfiancati, sfibrati, sempre in prima linea e al massimo della tensione. All'inizio della pandemia si chiamavano «eroi», poi sono scesi nelle classifiche di gradimento perché considerati forse troppo allarmistici quando, dopo settimane a insultare i runner, tutti volevano (e potevano) uscire di casa. Eppure loro, medici, infermieri, operatori sanitari, tutti i professionisti impegnati ormai da un anno a lottare contro un mostro invisibile ma fin troppo presente, hanno continuato a impegnarsi per il bene di tutti. E continuano a essere tra i soggetti più a rischio. Mentre infatti intere categorie, una su tutte i dentisti a partita Iva, aspettano di essere inseriti nel piano vaccinale, i dati forniti ieri dal commissario straordinario all'emergenza Massimo D'Angelo parlano di ben 199 operatori contagiati dal coronavirus (sette nell'ultima settimana), 83 infermieri, 20 medici convenzionati, 28 medici dipendenti e 22 operatori sanitari registrati in tutto il territorio regionale. Numeri che fanno paura e che vedono il contagio crescere tra operatori sanitari e infermieri, mentre al momento calano i casi tra i medici.
I CONTRATTI E LA RABBIA
Numeri che fanno paura anche per la tenuta del sistema sanitario, vista la difficoltà a reperire personale in questo momento. Ma non tutti se la prendono solo con la pandemia. «Dicono da mesi che non ci sono abbastanza medici ma poi ci propongono contratti che non possiamo firmare – racconta con rabbia un professionista impegnato davvero in prima linea da marzo scorso e che preferisce restare anonimo -. Mi è appena arrivata una comunicazione dall'Azienda ospedaliera di Perugia che mi offre un contratto per uno dei reparti più a rischio. Mi impegnerei, come ho sempre fatto per la sanità pubblica in tutti questi mesi. Ma il contratto è per un anno. Un tempo determinato. E poi? Vinciamo la nostra battaglia contro il virus e tutti a casa? Come si può pensare di firmare un contratto del genere, magari rinunciando a quello che abbiamo ora. Non è un caso che siamo in tanti a non aver accettato questa e simili proposte». Risulta infatti che l'ultima proposta sia arrivata a una ventina di professionisti: in tanti hanno in effetti risposto positivamente, ma diversi hanno dovuto rinunciare. «Nonostante la voglia di aiutare, nonostante quello che ci anima tutti i giorni. Ma abbiamo bisogno di garanzie, non di contratti a termine». DIFENDERE I REPARTI
Intanto, mentre è stato riscontrato un nuovo cluster all'istituto Prosperius di Umbertide, con altri 50 casi, sempre ieri tra la direzione generale del Santa Maria della misericordia, il Cts e il direttore regionale alla Sanità Claudio Dario si è tenuto un incontro per definire un protocollo di difesa dell'ospedale: previsti stop all'assistenza esterna come annunciato nei giorni scorsi, un rafforzamento delle misure di tracciamento anti Covid, con test sui dipendenti in tempi più ravvicinati e una nuova procrastinazione degli interventi non urgenti di una o due settimane.
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