Covid Umbria, morti contagiati sul posto di lavoro. L'Inail apre tre indagini. Ecco quali sono i lavoratori più colpiti

Covid Umbria, morti contagiati sul posto di lavoro. L'Inail apre tre indagini. Ecco quali sono i lavoratori più colpiti
di Luca Benedetti
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Giovedì 5 Novembre 2020, 09:07 - Ultimo aggiornamento: 09:09

Si può morire di coronavirus dopo essersi infettati al lavoro. E si apre un fronte nuovo. Quello del Covid-19 come causa di morte legata al proprio lavoro. Non solo. Ci sono anche i casi di malattia legata al virus preso sul posto di lavoro. Lo dice l’ Inail nel rapporto sui dati 2019. Con una anticipazione sull’anno in corso.
La fotografia fino a settembre apre nuovi orizzonti. Complessi, naturalmente, visto il peso nel virus in alcune categorie professionali, facile pensare a chi lavora negli ospedali o nei servizi territoriali delle Asl.
«Quest’anno- spiegano dall’ Inail Umbria- considerata l’eccezionalità degli eventi connessi alla diffusione dell’infezione da coronavirus, nel Rapporto sono esposti anche i principali dati delle denunce di infortunio da Covid-19 avvenuti nei primi mesi del 2020».

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A livello regionale i casi denunciati dall’inizio della pandemia fino al 30 settembre 2020 sono stati 202, di cui 3 eventi, tutti nella provincia di Perugia, a carattere mortale. I settori interessati a questi casi per cui l’ Inail ha aperto il fascicolo e sono in corso accertamenti, non riguardano, la sanità. Ma si tratta di casi emersi nel pubblico impiego, nell’industria e in agricoltura. Una caso per ogni comparto, ma il dato fa riflettere.
Come fanno rifletterei i numeri che snocciola l’ Inail regionale. La maggioranza dei casi riguarda le donne (61%) e la fascia di età prevalentemente colpita è quella tra i 50-64 anni (52%). Tra i principali settori (il riferimento è la codifica Ateco), più colpiti troviamo quello della sanità e assistenza sociale (61%) e relativamente alle professioni esercitate le più coinvolte sono quelle dei tecnici della salute (41%) e dei medici (17%).
La provincia con il maggior numero di casi è stata Perugia (135). A Terni sono state rilevate 67 denunce. Il 61,50% delle denunce codificate per attività economica riguarda il settore “Sanità e assistenza sociale”. Seguono i settori “Commercio” (8,80%), “Trasporto e magazzinaggio” (8,80%) e “Attività manifatturiere” (5,50%).
Per quanto riguarda le professioni, il maggior numero delle denunce ha riguardato i “Tecnici della salute” (41,10%) e i “Medici” (16,80%). Seguono le “Professioni qualificate nei servizi sanitari e sociali” (8,60%), gli “Impiegati addetti alla segreteria e agli affari generali” (5,40%), le “Professioni qualificate nei servizi personali ed assimilati” (4,30%), il “Personale non qualificato nei servizi di istruzione e sanitari” (2,70%) e gli “Addetti alle vendite” (2,20%).
I DATI DEL 2019
Se il 2020 fa entrare il Covid-19 tra le cause di malattie sul lavoro(e anche di morte), il 2019 si è chiuso, rispetto al 2017, con tre morti in più. Dato da attribuire alle sole denunce di infortunio in itinere (+3 casi); mentre le denunce di infortunio in occasione di lavoro sono state 12, come nel 2017. C’è una vittima in meno, invece, rispetto al 2018.
«Riguardo all’andamento del fenomeno infortunistico lavorativo regionale- spiegano dall’ Inail dell’Umbria- il trend dell’ultimo quinquennio (2015-2019) registra una costante e continua riduzione sia dei casi di infortunio che di quelli mortali (rispettivamente - 5% e - 34%); mentre per le tecnopatie il trend è in netto aumento (più 22.7%)». Cioè crescono le malattie professionali in maniera molto importante.
In Umbria nel 2019 la maggioranza degli infortuni (88%) è avvenuta in occasione di lavoro, ovvero all’interno delle aziende, negli opifici e negli uffici; mentre il 12% dei casi è registrato in itinere, cioè nel tragitto casa-lavoro e viceversa. A livello di gestioni nell’industria e nei servizi avviene circa il 73% degli infortuni, seguite dal conto stato (19%) e dall’agricoltura (8%). Per quanto concerne i casi mortali la situazione appare analoga, con la maggior parte dei casi avvenuti in occasione di lavoro (63%) e nella gestione industria e servizi (68%).
L’ANALISI
«I primi dati dell’anno in corso - sottolinea il direttore regionale di Inail Umbria, Alessandra Ligi - sebbene non ancora consolidati, esprimono un trend del fenomeno infortunistico in forte riduzione, collegato soprattutto alla fase di lockdown produttivo di marzo-aprile e conseguente alle complessive misure restrittive imposte dall’attuale emergenza sanitaria».

Ma c’è il nuovo fronte di morti e malattie legate al Covid-19 che cambiano in maniera pesante il panorama.

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