Così i giudici del Tar hanno condannato il Perugia alla Serie C

Massimiliano Santopadre
di Federico Fabrizi
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Martedì 8 Agosto 2023, 07:25 - Ultimo aggiornamento: 08:23
PERUGIA - Il Lecco è arrivato in ritardo, è vero, ma non per colpa sua. È questa la sintesi estrema contenuta nelle 21 pagine della sentenza del Tar del Lazio che ha ricacciato il Perugia in serie C. Il dispositivo è del 3 agosto, ieri sono state pubblicate le motivazioni. 
I giudici Francesco Arzillo, Raffaello Scarpato e Silvia Simone ripercorrono passo dopo passo il caos delle giornate comprese tra il 18 giugno - il giorno della finale dei playoff di Serie C tra Lecco e Foggia - e il 7 luglio, quando il Consiglio federale della Figc ha messo nero su bianco la delibera in cui si attestava che la società lombarda aveva soddisfatto le condizioni per giocare in Serie B. In mezzo c’erano altre due date. Il 15 giugno era il termine previsto dalla Figc per “l’adempimento dei criteri infrastrutturali” da parte dei Club iscritti alla B e il 20 giugno era la data fissata per «eventuali integrazioni» a quegli adempimenti. Le date, però, erano stabilite con l’ipotesi di chiudere i playoff di C l’11 giugno, cioè una settimana prima di quanto accaduto. «Inapplicabile il termine del 15 giugno», scrivono i giudici, infatti i lombardi sarebbero stati promossi ben tre giorni dopo. Non solo: «...di conseguenza viene travolto anche il termine per integrazioni del 20 giugno, con ciò configurandosi nei confronti del Lecco la corrispondente inesigibilità».
Ma la sentenza del Tribunale amministrativo rimprovera anche la Figc: «l’inapplicabilità dei termini originariamente fissati avrebbe auspicabilmente richiesto un nuovo tempestivo intervento regolativo, che però è mancato». Insomma, la lettura del Tar suona così: con i playoff terminati in ritardo, andavano posticipati anche i termini per la presentazione della documentazione, così da consentire al Lecco di adempiere a quanto previsto.
Poi il ragionamento va oltre e condanna ulteriormente il Perugia. Se tutto fosse stato nei tempi, tra la data della finale di ritorno dei playoff (11 giugno) e il termine perentorio per mostrare di avere “le carte in ordine” (20 giugno) sarebbero intercorsi 9 giorni, il Lecco è stato promosso in B il 18 giugno ed ha presentato i propri documenti il 23, cioè si è mosso ad una velocità considerata dai giudici regolare. «Il Lecco ha ottemperato al “requisito infrastrutturale” entro soli cinque giorni, dunque, ampiamente entro i nove giorni previsti», riporta la sentenza.
Da questi ragionamenti discende la decisione dei giudici del Tar di concedere semaforo verde alla società lombarda per la B e rispedire il Perugia in Serie C, ribaltando la decisione assunta dal Collegio di garanzia del Coni. Ma ad osservare in controluce questa battaglia si nota anche il braccio di ferro tra Figc e Coni. La Federazione è infatti decisa a reclamare una propria “autonomia” rispetto al Comitato Olimpico. È la Federazione del calcio ad arrivare in ritardo con la fine dei playoff di Serie C e poi a “perdonare” un altro ritardo, quello del Lecco negli adempimento dei criteri infrastrutturali. Di fronte sta il Comitato Olimpico che con il suo Collegio di garanzia ha di fatto “bacchettato” la confusione prodotta da una delle sue federazioni. Poi c’è il passaggio successivo: la decisione dello stesso Coni di non presentarsi al Tar per “difendere” l’azione dei suoi giudici. E ora tocca ancora agli avvocati per la finalissima di fronte al Consiglio di Stato.
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