Santucci dell'IIS Todi: «Abbiamo
l'occasione per rilanciare l'Umbria
puntando sulla nostra agricoltura»

Santucci dell'IIS Todi: «Abbiamo l'occasione per rilanciare l'Umbria puntando sulla nostra agricoltura»
di Michele Bellucci
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Giovedì 30 Aprile 2020, 13:28
PERUGIA - In Umbria ha sede la scuola di agricoltura più antica d'Italia, l’Istituto tecnico agrario Ciuffelli di Todi, fondato nel 1864 e che da allora ha costituito un trampolino di lancio per oltre 5.000 allievi, provenienti da 17 regioni d’Italia e 8 Paesi nel mondo. Una realtà di vertice tra gli enti formativi di questo tipo a livello europeo, con un’Azienda Agraria e una Fattoria Didattica annesse all’Istituto capaci sia di mettere in contatto gli studenti con la parte pratica del loro futuro lavoro e allo stesso tempo di fare economia, sfruttando i 75 ettari di terreni per produrre vino, olio, ortaggi, erbe aromatiche e altro ancora. Un punto d’osservazione privilegiato su quanto l’Umbria potrà offrire all’Italia post-Covid nel ricambio generazionale in agricoltura, ma anche una cartina tornasole di quelli che invece potrebbero essere gli handicap se non si sapranno cogliere le opportunità all’orizzonte: «Io credo che questa emergenza possa contribuire a ricondurre l’agricoltura da quella che era una percezione "romantica", ovvero il ritorno felice dei giovani in campagna, ad un qualcosa di più realistico - dichiara Gilberto Santucci, responsabile dell’Azienda dell’Istituto e principale motore delle attività di promozione della cultura agraria anche al di fuori della didattica - Il settore primario è stato definito come un asset strategico (è ora nel Golden power, lo “scudo” del Governo ai settori strategici che prima del virus erano la sicurezza nazionale, l’energia, i trasporti e le comunicazioni, ndr) quindi oggettivamente lo Stato ha percepito che il futuro dell’Italia passa per l'autosufficienza alimentare. L'agricoltura, indipendentemente dalle emergenze, dovrebbe puntare a una riconversione delle produzioni e dei processi verso la sostenibilità. Questo è il vero tema, mentre al momento il dibattito è sull'agricoltura che ha bisogno di manovalanza: non è vero! È un approccio che ci sta portando fuoristrada, perché a servire sono persone che sappiano introdurre nei campi tecnologie capaci di rendere le produzioni più sostenibili». Nuove competenze, specializzazione, innovazione e sostenibilità ambientale sono i principali patrimoni che l’economia mondiale andrà ricercando e l’Umbria, per le sue caratteristiche peculiari, appare avvantaggiata rispetto a tante altre aree finora più “performanti”: «Fino al 20 febbraio tutti vedevamo la questione Coronavirus come una cosa lontana - sottolinea Santucci - poi l’epidemia è arrivata a Codogno e lì ci siamo sentiti toccati anche noi. Ora è naturale chiedersi come potremmo non accelerare sugli obiettivi dell'agenda 2030! Noi in Umbria abbiamo avuto la fortuna di rimanere indietro: di solito questo ha un'accezione negativa, invece nel caso specifico significa non aver compromesso particolarmente l'ambiente, salvo rare zone. Il nostro territorio non si presta ad allevamenti particolarmente intensivi e le vie di comunicazione ci hanno tenuti ai margini, quindi l'Umbria dopo l’emergenza ripartirà da dove era mentre altre regioni saranno costrette a fare marcia indietro. Potremmo scattare per primi, ma tutto va trasformato in un brand Umbria».

Ciò che sembra emergere con sempre più insistenza nelle ultime settimane è che l’Italia dei mille borghi e dei mille campanili abbia fatto il suo tempo, ancor più in un territorio piccolo come l’Umbria che solo promuovendosi coralmente potrà davvero emergere: «Dobbiamo diventare il brand delle produzioni agricole tutte, un territorio meno compromesso di tanti altri che si trova esattamente al centro dell'Italia. Il famoso “cuore verde”, slogan vecchio di 50 anni che in realtà ancora oggi mette insieme tante nostre peculiarità. Credo che ormai i tempi siano maturi per rilanciare l’immagine dell’Umbria come polo d’eccellenza in ambito agricolo e sembra ci siano i presupposti affinché la politica abbia il coraggio di accettare la sfida». Intanto però non mancano gli ostacoli, a partire dall’urgente necessità di spingere verso la digitalizzazione, per ottenere una vera tracciabilità e far diminuire nei campi sia l'utilizzo di pesticidi che di “bassa manovalanza”: «Sono tecnologie già esistenti e alla portata anche dei piccoli produttori, vanno semplicemente applicate - rassicura Gilberto Santucci - Nel nostro caso umbro queste tecnologie possono far aumentare la qualità delle produzioni e la percezione di questa qualità, permettendo di bypassare la filiera, ovvero di arrivare a una distribuzione più diretta. Bisogna spingere i produttori a mettersi in gioco con vetrine digitali ed ecommerce, perché la crisi ha orientato l'orientamento all'acquisto via web e ciò rappresenta una grande opportunità. Colgo anche una spinta verso un minor individualismo imprenditoriale. Allo stesso tempo sarà fondamentale il ruolo dei giovani che dovranno ricostruire dopo questa tempesta. Un anno bloccato, la didattica a distanza... sono cose che segnano le persone e soprattutto gli adolescenti. Abbiamo fatto una piccola indagine interna e, contrariamente a quello che ci si aspettava, è emerso che uno studente su 5 ora mette un maggiore impegno nello studio di quando viveva la dimensione scolastica; sono elementi su cui fare seri ragionamenti. Quel che inizia a mancare è l'elemento di comunità, per questo abbiamo iniziato a proporre alcuni webinar di intrattenimento culturale per ricreare ciò che si faceva in Istituto prima dell’emergenza». Webinair, come quelli del Future lab che prevedono attività formative gratuite per docenti, che stanno risquotendo un grande successo (maggiori informazioni sono disponibili sulla pagina Facebook dell’Istituto “Ciuffelli”); da ieri pomeriggio, 29 aprile, è anche partito ufficialmente il programma di incontri virtuali gratuiti che si svolgeranno ogni mercoledì alle 17.30 in collaborazione con DIGIpass.
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