"L'Aquila - Grandi Speranze", una fiction Rai per ricordare il terremoto del 2009

"L'Aquila - Grandi Speranze", una fiction Rai per ricordare il terremoto del 2009
di Paolo Travisi
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Mercoledì 3 Aprile 2019, 12:10 - Ultimo aggiornamento: 12:23

Dieci anni dopo. Il 6 aprile del 2009, il terremoto devastò L'Aquila: 309 vittime e migliaia di feriti. Il centro storico, il cuore, colpito duramente. Case crollate, interi edifici in macerie, palazzi d'epoca, chiese. E vite spezzate. La Rai, nel decennale del terremoto, ha voluto dedicare a tutti gli aquilani, costretti a lasciare la loro terra perché privati delle case, la serie tv “L'Aquila - Grandi speranze”, sei puntate dirette da Marco Risi, con Giorgio Tirabassi, Donatella Finocchiaro, Valentina Lodovini, Giorgio Marchesi, Luca Barbareschi e tanti giovani attori non professionisti, tutti cresciuti a L'Aquila che quel 6 aprile erano semplicemente bambini.

Marco Risi, che ha girato a L'Aquila nel 2017, ha ambientato la storia ad un anno e mezzo dal terremoto. Dunque siamo nel settembre del 2010, e due famiglie, cercano di ricostruire la loro vita. Chi (il personaggio di Tirabassi) tentando di attirare l'attenzione per togliere le macerie ed avviare il difficile percorso di ricostruzione. Chi ( il personaggio di Donatella Finocchiaro) sta ancora cercando la figlia, scomparsa la notte del 6 aprile, e data per dispersa. Macerie reali e macerie emotive, le difficoltà, le speranze di un futuro che appare lontano, e la lotta dei ragazzi che nascondono la paura ed il trauma con l'amicizia.

Ed è stato scelto proprio il capoluogo abruzzese - all'interno dell'Auditorium del Parco progettato da Renzo Piano dopo il terremoto - per presentare la fiction alla stampa (dal 16 aprile su Rai1), un modo per mostrare anche lo stato di avanzamento dei lavori di ristrutturazione e per ricordare all'Italia che la città sta rinascendo, la vita sta tornando grazie al coraggio degli aquilani. Ad introdurre la fiction, anche il sindaco de L'Aquila, Pierluigi Biondi che ha sottolineato alcuni numeri sui lavori svolti "abbiamo accolto 23.000 pratiche di ricostruzione e ne mancano altre 1000. In questi anni, per la ricostruzione abbiamo ricevuto 18 miliardi di euro dall'Italia, è un dovere morale far vedere che L'Aquila sta rinascendo, ce la sta facendo, è una città viva. Dobbiamo ricostruirla per mostrare ai giovani che non ne hanno memoria, com'era bella prima che venisse distrutta.

Il centro storico. Nel palazzo dell'Emiciclo, la sede del consiglio regionale d'Abruzzo si è svolta la conferenza stampa di presentazione. Per arrivarci – insieme a Marco Risi, che ha mostrato i luoghi dove è stata girata la serie - si attraversa il centro della città, partendo da Corso Vittorio Emanuele, l'arteria commerciale de L'Aquila. Sono ancora pochi negozi i aperti, bar, edicola, farmacie, alcuni ristoranti ed hotel. In Piazza del Duomo ha aperto una libreria. Ma gli aquilani ci sono, lo testimoniano i moltissimi cantieri aperti, con altrettanti operai al lavoro. Si lambisce la zona rossa, e palazzi completamente ristrutturati sono vicini a palazzi ancora inagibili, danneggiati e sostenuti da travi di acciaio esterne. In alcune strade si può camminare solo a piedi, il traffico è chiuso alle macchine. Le gru sono un elemento costante del panorama urbano, basta alzare gli occhi al cielo. E si vedono già arrivando dall'autostrada. Poi ci sono i camion con il loro rumore, il simbolo della ricostruzione. Su una parete c'è scritto “L'Aquila capitale del frastuono 2019”. Significa che la vita c'è, insieme ad una sottile ironia, che si fa posto tra il dolore degli aquilani. Marco Risi dice “rispetto a due anni fa, quando abbiamo girato, molte cose sono state fatte, ma resta molto da fare”. E l'impressione è di una città a metà. Ma c'è voglia di tornare. Lo testimoniano i tanti cartelli con scritto affittasi, vendesi. E chi è tornato ha voglia di normalità. Sul Corso s'incrociano una gelateria artigianale, bar che propongono aperitivi. Appunto voglia di normalità. E magari anche l'attenzione della Rai con questa fiction riaccenderà l'attenzione.

Tornando alla presentazione. La storia è nata dalla proposta di un giovane sceneggiatore, Stefano Grasso. “Sono venuto qui nel 2012, la ricostruzione non era ancora partita, arrivai di sabato mattina, era tutto chiuso e l’unico rumore era la pioggia. C’era un solo bar aperto in piazza Duomo, da cui proveniva una canzone di Shakira che mi emozionò moltissimo. Due anni dopo portai in Rai questa storia”.

Marco Risi racconta di aver ascoltato molti racconti di sopravvissuti al disastro, una in particolare gli è rimasta nel cuore. “Una nonna mi ha raccontato di aver perso due nipoti, e quella notte quando ha sentito il boato ha visto la parete della sua camera da letto sfogliarsi come la pagina di un libro. Ha tentato di fuggire, cadendo si è spezzata tutte e due le gambe, è stata otto ore sotto le macerie e mi ha detto di aver fatto in tempo a diventare amica della morte”.

Giorgio Tirabassi. “Il mio personaggio ha vissuto la tragedia, ma rispetto ad altri diventa idealista, crede nella ricostruzione e si fa quasi portavoce degli altri. Vive scene di una famiglia ordinaria, ma i toni sono cupi. Il vantaggio di una storia drammatica come questa è stato lo sguardo asciutto di Marco Risi che non ci ha permesso di cadere nel compiacimento del dolore”. Per Giorgio Marchesi, che interpreta uno psichiatra, “è stato un progetto in cui ho sentito delle emozioni diverse, una vera e propria detonazione che crea delle crepe nell’animo dei protagonisti. Con questa serie abbiamo raccontato i fantasmi quando si sono spente le luci del G8”.

“Il mio personaggio è l’emblema degli aquiliani – dice Donatella Finocchiaro - vive momenti di up e down, ma vuole reagire, come i ragazzi che non hanno voglia di arrendersi. E poi il caso della figlia scomparsa si lega alla cronca, perché ci sono ancora 200 fascicoli aperti a L’Aquila, di persone di cui non sono stati ritrovati i corpi”. Luca Barbareschi è il costruttore che viene da Roma con un progetto di ricostruzione, ma “il mio personaggio è in buona fede, pensa che non sarà mai costruita com’era, ma non è un cinico, non ride pensando ai guadagni della ricostruzione”. Valentina Lodovini ha accettato la parte pensando all'impegno non solo da attrice, “sono contenta di averne fatto parte da cittadina, il mio personaggio sente la solitudine, la stessa che probabilmente c’è ancora oggi. Tuttora vedo pochi venditori, troppo pochi, mi auguro che chi di dovere faccia qualcosa in tempi brevi e si pensi anche ad Amatrice”.

Tra i protagonisti anche un gruppo di adolescenti aquilani, che nel 2009 erano bambini, come Jacopo Anni, 17 anni, “dopo il 6 aprile tante cose sono cambiate nelle vite di tutti noi, ma negli anni l'interesse per quanto era successo stava diminuendo. Il decennale ha riportato qualcosa di vero, di reale, delle emozioni. Noi vorremmo lanciare un messaggio a tutta Italia, siamo vicini ai nostri amici di Amatrice, c’è qualcosa che si lega. Luca Chiappini, oggi ha 14 anni. “Mi svegliai poco prima del terremoto, mio nonno mi prese di corsa, mi disse che era il vento, ho capito anni la tragedia, perché non c’erano più persone che andavano al mercato, è stato come ritrovarsi senza più qualcuno vicino”. Si alza una mamma. “Marco Risi ha ridato dignità al nostro dolore, è stato un momento di luce per noi e per tutti i ragazzi”.
 

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