Sara Zanotelli, presidente Aicdc: «L'associazione dei professionisti del digital è una garanzia»

Sara Zanotelli
di Lorena Loiacono
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Mercoledì 20 Settembre 2023, 11:33 - Ultimo aggiornamento: 21 Settembre, 07:45

Sara Zanotelli, 34 anni, di Trento, laurea in Giurisprudenza, master di 2° livello in “Relazioni istituzionali, lobby e comunicazione d’impresa” alla Businnes School della Luiss di Roma. Lei è presidente Aicdc, Associazione Italiana Content & Digital Creators. Ma come è nata l’idea di creare un’associazione di influencer?

«L’idea è nata un paio di mesi fa, dall’esigenza di chi lavora in questo settore perché ci siamo resi conto che manca una rappresentatività della categoria, che possa curare gli interessi economici e morali di chi lavora nel mondo digitale. Tra i nostri associati non ci sono solo influencer ma anche blogger e content creators, i talent manager, gli operatori di agenzie e centri media tra i più grandi in Italia, e chiunque sia attivo in forma digitale su piattaforme note o addirittura di futura invenzione. Vogliamo professionalizzare una categoria molto vasta».

Curate aspetti economici ma anche morali, in che senso?

«Attraverso un codice etico, certifichiamo a 360 gradi, dalla parte fiscale a quella etica e morale, la validità di un influencer associato. Una risposta chiara e decisa ai troppi casi di cyberbullismo in rete. Gli associati che non rispetteranno il codice potranno anche essere estromessi. Del resto i giovani trascorrono mediamente 6 ore al giorno sui social e si informano attraverso questi canali: vanno tutelati».

Chi si occuperà di queste verifiche?

«Stiamo istituendo un consiglio direttivo e lavoriamo con istituzioni ed enti di grande rilievo, come il Moige, con professori universitari per la parte legale e fiscale, con i tecnici e gli esperti di dipendenze psicologiche, derivanti dai social e da internet, e da diversi rappresentanti del mondo della comunicazione.

Abbiamo incontrato il Governo e a breve attiveremo anche un Osservatorio annuale per analizzare la dimensione, in termini economici e occupazionali, del mercato dei creator di contenuti digitali».

L’Associazione è giovane, avete già degli associati? E in quali ambiti?

«Sì, sono già molti e sono presenti in tutte le piattaforme più note, da TikTok a Twitch. Tra i più seguiti, che abbiamo portato anche ai tavoli istituzionali, abbiamo Luca Campolunghi nello sport, Sespo, Samara Tramontana, Andrea Muzzi, Ignazio Moser, Nikita e Andrea Pirillo per il settore dei motori».

Si fa presto a dire lavoratori digitali ma in realtà quante persone lavorano nel digitale?

«Dagli ultimi dati vengono stimate in Italia circa 350mila persone che possono essere considerate influencer e content creator professionisti. Consideriamo che, con una media di più di 20.000 post sponsorizzati al mese si arriva ad un dato che, monetizzato per UPA, Utenti Pubblicità Associati, tocca circa 272 milioni di euro».

Le aziende come reagiscono a questa nuova forma di comunicazione?

«Si stanno muovendo su questa strada in maniera molto attiva: basti pensare che, già oggi, oltre il 50% delle aziende italiane ha attivato campagne di Influencer Marketing ed il 53% è convinto di aumentarne il budget dedicato. I content creator sono un diffuso strumento di comunicazione, in grado di attrarre importanti investimenti». 

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