Tennis, Ljubicic: «Berrettini come Federer, vincerà uno Slam»

Tennis, Ljubicic: «Berrettini come Federer, vincerà uno Slam»
di Vincenzo Martucci
4 Minuti di Lettura
Giovedì 23 Settembre 2021, 07:30

Coach di sua maestà Roger Federer, Ivan Ljubicic ha da poco accolto nella sua agenzia di management anche Matteo Berrettini. 
Ivan, si sono chiusi da poco gli Us Open: la foto-chiave è Djokovic che piange?
«Sì, e non è giusto perché Medvedev ha vinto il suo primo Slam. Ma colpisce la storia di Novak che ha fatto qualcosa di speciale e probabilmente unica, arrivando così vicino al Grande Slam».
È sorpreso per il crollo di Djokovic a un passo dal traguardo?
«No, anche perché, dopo Wimbledon ha voluto impegnarsi anche all’Olimpiade. Ha pagato tutto insieme lo sforzo, non solo di un torneo dello Slam ma di partite su partite durante il corso di un anno intero. Non credo che si fermerà qui, oggi è il più forte».
Quindi non c’è stato il passaggio ufficiale del testimone fra i Fab 3 e i giovani?
«I giovani sono sicuramente più forti e più consapevoli. Zverev ha fatto progressi evidenti, quelli di Medvedev si notano di meno ma ci sono; Tsitsipas nella finale del Roland Garros era avanti due set a zero; Rublev è cresciuto; e in questo gruppo di protagonisti giovani c’è anche Berrettini. E comunque sarà ancor più interessante vedere se i tre mostri vinceranno ancora o si fermeranno a quota 20. Io credo che saranno ancora competitivi».
Che scenario prevede nei prossimi anni?
«Quello del dopo Sampras-Agassi, tanti vincitori diversi dello Slam, Ferrero, Gaudio, Moya, Hewitt, Safin. Un tennis più normale di quello imposto dai tre mostri che non è lo sport vero, è uno sport straordinario come i loro risultati. Una volta in auto con Roger abbiamo parlato dei suo record e davvero non riuscivamo a trovare quello più eccezionale fra gli Slam vinti, le finali e le semifinali di fila, eccetera. Certo i 13 Roland Garros di Rafa…».
Rivedremo Novak ancora in campo quest’anno?
«Me lo aspetto a Parigi-Bercy e poi alle ATP Finals. Ma se non dovesse giocare più, non sarebbe uno choc». 
E chissà quando rivedremo Rafa e Roger...
«Rafa non so, Roger non ha ancora ripreso ad allenarsi, ci messaggiamo tutti i giorni, siamo stati parecchio in vacanza insieme in Croazia, ancora non c’è un preciso programma del suo rientro».
A Wimbledon stava già male prima di perdere nei quarti con Hurkacz. 
«Il ginocchio dava problemi anche prima, perciò si è ritirato a Parigi. Anche dopo l’operazione non mai stato al 100%».
Torniamo ai giovani: che ci dice di Berrettini?
«Sono di parte perché sono il suo manager ma parliamo di un ragazzo eccezionale anche per la capacità e la profondità che ha nel discutere le cose: come lui avevo conosciuto solo Roger. È perfetto, fa le cose giuste».
Che cosa gli manca per vincere uno Slam?
«Quest’anno si è dovuto ritirare in Australia e negli altri tre ha incrociato Djokovic: lo ha impensierito, ricordiamo l’urlo di Novak dopo la partita a Parigi. Il momento arriverà. E’ il suo primo anno ad altissimo livello. Certo, se guardi servizio e dritto che fanno paura gli manca qualcosina di rovescio e può muoversi meglio. Gli mancano match importanti nei grandi tornei, ancora un po’ di esperienza».
Sinner pure viene criticato: colpa della nuova popolarità di massa del tennis italiano? 
«Per la sua età e con quelle aspettative ha fatto risultati fenomenali, per lui parlano anche le valutazioni dei più forti che, quando parlano dei candidati agli Slam del futuro inseriscono sempre il suo nome».
Musetti attrae molto gli appassionati...
«Mi piace, anche se sinceramente mi aspettavo di più forse in proporzione a Sinner che ha fatto cose incredibili: il talento c’è, evidentemente ha tempi diversi di crescita».
Sonego? È anche lui un esempio di giocatore costruito, completo, solido.
«Mi piace tantissimo per come sta in campo, per l’energia che ci mette in ogni partita e su superfici diverse». 
Il futuro di Ljubicic, ex n. 3 del mondo, poi allenatore, opinionista, titolare della LJ Sport Group e dell’Accademia che ha appena aperto a Lussino?
«Dopo Federer non mi vedo come allenatore di un solo giocatore ma di più ragazzi che vanno in quest’isola, si allenano, si risistemano e ripartono».

© RIPRODUZIONE RISERVATA