Lotito arrabbiato risponde a Sarri: «Questa Lazio è una grande, non c'è un gap con le big. E i rinforzi sono forti»

Riesplodono prepotenti le divergenze di vedute fra tecnico e presidente

Lotito arrabbiato risponde a Sarri: «Questa Lazio è una grande, non c'è un gap con le big. E i rinforzi sono forti»
di Alberto Abbate
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Lunedì 2 Ottobre 2023, 06:56 - Ultimo aggiornamento: 3 Ottobre, 09:04

Nervi tesi in casa Lazio dopo il quarto ko in sette giornate. Come non succedeva dal 1983/84, quando i biancocelesti si salvarono all'ultimo turno. Con 7 punti e il fondo della classifica come spauracchio pericoloso, San Siro diventa un campo minato fra i fantasmi del futuro e quelli del passato. Non solo il tabù confermato, riesplodono prepotenti le divergenze di vedute fra Sarri e Lotito. A caldo Mau ritorna sul miracolo del secondo posto, si sfoga sulle incognite X e Y del mercato e quindi sulla differenza di cilindrata con le grandi, amplificata dagli scontri diretti ravvicinati in un calendario tremendamente "sospetto". Ovviamente il presidente non è d'accordo da tempo, è arrabbiato per le parole dell'allenatore, ma usa un contraddittorio diplomatico il giorno dopo: «Non c'è nessun gap con le big, la Lazio lo ha dimostrato l'anno scorso battendole e con un piazzamento che rispecchia il suo valore assoluto. Anche nel primo tempo contro il Milan abbiamo fatto vedere di poter lottare alla pari con i nuovi acquisti Rovella e Castellanos, fra i migliori in campo. Abbiamo centrato un grande mercato: in tutti i club del mondo gli acquisti vengono decisi dai dirigenti, e oltretutto il mercato non c'entra nulla con quello che sta succedendo. Purtroppo errori singoli ed alcuni episodi sfortunati ci stanno remando contro. Serve uno spirito coeso per uscire da questo momento, anche da parte del tecnico».

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RESPONSABILITÀ

C'è un punto d'incontro. Pure Sarri è convinto di poter contare su un gruppo unito al suo fianco, e di riuscire a tornare sulla retta via magari sfruttando episodi di nuovo favorevoli, ma non si rimangia la schiettezza del suo verbo, attenuato da quel «il 95% degli allenatori risponderebbe allo stesso modo». Forse però avrebbe dovuto dire le sue verità ad agosto perché adesso i tifosi la vedono come l'ennesima giustificazione tecnica di un tracollo: «Va bene il calendario, gli arbitri, il prato dell'Olimpico, che non gli hanno preso Milik, Berardi, Zielinski e Ricci, ma abbiamo un ottimo organico. È possibile rivedere uno stralcio di gioco del passato? I vecchi interpreti sembrano le controfigure, la difesa è un colabrodo - si sente e legge fra radio, social e forum e smettiamo di giocare appena segnano oppure non iniziamo proprio.

Sarri deve assumersi le sue responsabilità e trovare una soluzione per risollevare la Lazio». Questo lo ha chiesto pure Lotito, che sembrava rincuorato dopo la vittoria col Torino, dopo aver cenato e sorriso con Mau e la squadra in ritiro a Formello. Tornerà obbligatorio anche sabato, dopo Glasgow, e prima di un altro crocevia fondamentale contro la bestia nera Atalanta all'Olimpico.

 

MOTIVAZIONI

La situazione non è precipitata e guai a pensare al peggio. Al momento nella testa del numero uno non passa alcuna idea di esonero, al massimo sarebbe Sarri a dover fare un passo indietro. Sia perché Mau ha un contratto sino al 2025 da 16 milioni lordi, sia perché c'è ancora fiducia che la classifica possa cambiare presto con una squadra comunque in progresso: «Siamo partiti male anche l'anno scorso, nulla è perso», chiosa Lotito. Nella sua ventennale presidenza però ci sarà un motivo se, dopo una stagione incredibile o un trofeo (la Coppa Italia del 26 maggio, per esempio), capita quasi sempre di tornare indietro senza mai fare un altro salto in Champions. Forse la normalità non è l'evento, ha ragione Sarri su questo. Ma certe sue dichiarazioni, in teoria fatte per mostrare a tutti la sua volontà estiva di far fare il grande balzo al progetto della Lazio, oggi rischiano di essere tossiche, un autogol per le motivazioni dei vari Rovella, Kamada, Gouenduzi, Isaksen e Castellanos. Non è un piano cartesiano, non è bello essere considerati alla fine dell'alfabeto, vediamo X e Y come la prenderanno.

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