CONFLITTI
Due sono i timori dei presidenti di serie A. Il primo è che questo continuo posticipare non sia altro che un modo per strangolare ogni ambizione. Tra l’altro non aiuta il Decretoe economico che sembra, con i ricorsi abbreviati e il fondo per lo sport, mettere al riparo la figura di Gravina. L’altro è di natura economica. Allenamenti di gruppo e campionato non sono direttamente consequenziali. Ma convocare i calciatori ufficialmente fa ripartire il meccanismo stipendiale. Sarebbe una doppia beffa pagare e non giocare. All’interno del governo i conflitti sono aperti ormai da giorni. Cresce il movimento dei contrari alla linea di Spadafora. Ieri l’ex sottosegretario Cinquestelle, Valente ha ribadito: «Se al primo contagio - cosa che plausibilmente accadrà - si deve bloccare tutta la squadra, è evidente che a queste condizioni il campionato di calcio non ripartirà». I nodi restano due: la quarantena obbligatoria e la responsabilità civile e penale dei medici. «Bisogna riaprire il campionato, lo chiedono tutti gli italiani. Abbiamo riaperto o stiamo riaprendo tutto, lo possiamo fare in sicurezza» ha detto in aula la senatrice Daniela Sbrollini, di Italia viva. Spadafora resta fermo sulle sue posizioni ribadite con fermezza ieri alle Camere: «Se il campionato riprenderà come tutti auspichiamo sarà grazie al fatto che ci saremmo arrivati mettendo tutto e tutti in sicurezza e non con la fretta irresponsabile o strumentale di chicchessia». La partita è ancora apertissima. E lo stesso ministro dello sport ha poi dato il via libera alle sedute di gruppo subito dopo aver ricevuto le 15 nuove pagine dalla Federcalcio.
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