Roma il futuro è adesso. L'accesso alle final eight primo tassello per il rilancio

Roma il futuro è adesso. L'accesso alle final eight primo tassello per il rilancio
di Ugo Trani
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Giovedì 6 Agosto 2020, 07:34
Non è ancora il giorno del debutto di Friedkin, ma la il verdetto di Duisburg incide di sicuro sulla svolta della società giallorossa. L’Europa League, andando avanti nel torneo, garantisce comunque milioni di euro e, in caso di successo nella competizione, l’accesso alla prossima edizione di Champions che assicura ricavi per 50 milioni solo per la partecipazione alla fase a giorni. Il nuovo proprietario, pronto a investire sulla squadra,vedrebbe subito riempirsi il forziere, attualmente a secco, di Trigoria. In questo senso è pesante la responsabilità della Roma che, a fine pomeriggio (ore 18,55), scende in campo contro il Siviglia alla Schauinsland Reisen Arena. Già, lo stadio da 31 mila spettatori nel Land della Renania Settentrionale-Vestfalia, è proprio quello degli azzurri. Fa parte della storia del nostro calcio. Qui, nel giugno del 2006, Lippi e la sua Nazionale preparono il trionfo mondiale di Berlino. Totti, De Rossi e Perrotta quando oggi saranno davanti alla tv a fare il tifo per la formazione di Fonseca non potranno dimenticare le giornate passate sul campo che ospita l’ottavo di finale in gara secca. Chi vince, torna l’11 agosto per affrontare la vincente della partita tra il Wolverhampton e l’Olympiacos che si affronteranno stasera (ore 21) al Molineux Stadium. Il Ceo Fienga, principale riferimento della proprietà Usa (uscente) e in sintonia con il Friedkin Group (entrante), cerca di riempire l’attuale vuoto di potere (manca il ds: Burdisso il principale candidato). Si dedica alla squadra, seguita in Germania con il vicepresidente Baldissoni e il Global Sport Officer Zubiria, e ovviamente tiene i contatti con Boston e Houston.

LUNGA ATTESA
La Roma aspetta il cambio di proprietà da mesi. Pallotta cominciò a preparare l’addio proprio quando sbarcò Fonseca dall’Ucraina, l’ultimo (8°) allenatore della sua gestione senza successi che si presentò con 7 titoli vinti con lo Shakhtar Donetsk in 3 anni (3 campionati e 4 coppe). Il portoghese non ha mai usato l’alibi della precarietà del club per giustificare il rendimento altalenate della squadra che, nonostante il gran finale, ha fallito l’obiettivo minimo stagionale: la zona Champions e quindi almeno il 4° posto, lasciato tra l’altro alla Lazio. Qualche giocatore ha però ammesso in pubblico di aver convissuto a fatica con l’instabilità societaria. Ma Friekdin è intenzionato ad evitare le cessioni eccellenti: Zaniolo e Pellegrini, per capirsi. L’Europa League, sfruttando il vento che sembra tornato a gonfiare la vela giallorossa, chiama il riscatto. E, dopo aver già incassato quasi 20 milioni, potrebbe incrementare il raccolto e quasi raddoppiarlo: 8,4 milioni spettano a chi arriva a Colonia (quarto 1,5, semifinale 2,4, e finale 4,5) ai quali aggiungere il bonus vittoria di 4 milioni. In più, oltre al ranking storico, c’è il market pool che dipende anche dal percorso dell’Inter nella stessa competizione: attualmente non è calcolabile.

SFIDA COMPLICATA
Se la Roma si presenta con la striscia positiva di 8 giornate (7 vittorie e il pari con l’Inter), il Siviglia, capace di conquistare 5 volte l’Europa League negli ultimi 14 anni, 3 di fila nel 2014, 2015 e 2016), è addirittura imbattuto da 17 partite (Liga e coppe). L’ultimo ko a Vigo contro il Celtra il 9 febbraio. Lopetegui, ex allenatore del Real ed ex ct della Spagna, ha chiuso la stagione al 4° posto con gli stessi punti (70) dell’Atletico Madrid (3°). Fonseca lo conosce bene perché il collega lo sostituì su la panchina del Porto (2014). Banega, Ocampos, Vazsquez e Suso sono invece passati dal nostro campionato. Ma il club andaluso è anche e soprattutto Monchi, l’ex ds giallorosso che ancora adesso è criticato nella Capitale. Alcuni suoi acquisti restano incomprensibili: da Nzonzi, sgarbo a De Rossi, a Pastore, fuori dalla lista Uefa per infortunio come in gran parte della sua avventura a Trigoria. Anche Karsdorp, preso nonostante si dovesse operare al ginocchio, e lo stesso Schick, scartato dalla Juve e dall’Inter e strapagato. È stato lui a pretendere, però, Zaniolo quando Spalletti chiese Nainggolan in nerazzurro.
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