SALA D’ATTESA
Di Francesco, insomma, resta l’allenatore della Roma, ma sa di avere le partite contate. E di non essere più (completamente) padrone del suo destino. Se si accomoderà in panchina anche mercoledì pomeriggio a Plzen contro il Viktoria e domenica sera all’Olimpico contro il Genoa non è certo per merito suo e neppure per grazia ricevuta. Pallotta non ha ancora scelto l’erede. Baldini gli ha messo sul piatto d’argento Paulo Sousa. E, come alternativa, Blanc. Proposto Montella che però non farebbe mai questo sgarbo all’amico. Prima vorrebbe parlarci. Monchi frena su qualsiasi candidatura e prepara l’addio anticipato in caso di esonero dell’attuale tecnico. Decisione, quindi, ancora posticipata. C’è chi sostiene che la proprietà, a questo punto, preferisca prendere di petto il problema solo nel 2019, cioè a gennaio, in coincidenza con l’inizio del nuovo anno e con lo stop del campionato. Il nuovo tecnico arriverebbe durante la pausa e comincerebbe in panchina il girone di ritorno (come accadde a Spalletti quando subentrò a Garcia nel gennaio 2016), magari dopo il rodaggio contro l’Entella nell’ottavo di Coppa Italia. E’ un’ipotesi che nessuno smentisce. Anche perché consentirebbe al presidente e ai suoi collaboratori di valutare più a fondo il profilo del successore di Eusebio. Che, al momento, rimane in stand by. La sua posizione è debole. Ma lo è anche quella della società che, con il nuovo cambio in corsa, certificherebbe l’ennesimo flop, senza tra l’altro poter garantire alla nuova guida, già a gennaio, qualche investimento pesante sul mercato. Ecco perché, nella Capitale più che a Boston e a Londra (o Città del Capo, l’altro buen retiro di Baldini), preferiscono prendere altro tempo.
CONFRONTO ANNUNCIATO
I giocatori, ai quali già a Cagliari si è dedicato pure Totti, hanno preso atto del nuovo ritiro ad oltranza. Di Francesco e Monchi, nella riunione di ieri mattina, hanno ufficializzato la decisione del club. Il ds ha affiancato l’allenatore proprio per dargli forza davanti alla squadra. E confermare di essere ancora dalla parte di Eusebio. Che ha usato parole pesanti e mirate per responsabilizzare il gruppo. Proprio come ha fatto lo spagnolo, poi rimasto a dormire al Bernardini. Pure lui è deluso dal comportamento dei calciatori, presuntuosi e distratti in campo. Spesso anche fuori.
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