IN TV
Ieri il bis, intervenendo in diretta a Atv Kuwait, televisione del Paese sul Golfo Persico: «Nella precedente intervista ho detto che avremmo presentato un’offerta ufficiale per un club italiano. Grazie a Dio, due giorni fa lo abbiamo fatto. È per la Roma e speriamo possa essere accettata. Valore dell’offerta? Vorremmo prima concludere l’affare, poi tutto verrà rivelato poiché il club è una società quotata in Borsa».
LA CONSOB
Parole che hanno acceso i fari della Consob, alla quale non sarà sfuggito di certo un altro passaggio dell’intervista: «C’è un altro concorrente in corsa (...) ma cercheremo di arrivare fino in fondo, senza replicare pubblicamente a Pallotta. Vogliamo concludere l’affare entro i prossimi 10 giorni, altrimenti faremo i complimenti al nostro concorrente che ha iniziato le negoziazioni ben prima di noi». Senza nominarlo, sembra essere l’identikit di Friedkin. Che a differenza dell’imprenditore kuwaitiano, rimane in silenzio. Mai una parola, un sussurro, una linea guida off record lanciata ai media in questi lunghissimi mesi di trattativa. Nemmeno una replica quando Pallotta, in stile poco british, lo ha stuzzicato definendo la sua offerta «non accettabile» e mettendo in dubbio la capacità finanziaria del magnate texano: «Se il suo gruppo avesse i soldi e volesse parlare ancora, lo ascolteremmo...». Per molti, negli ambienti finanziari e non, sinonimo di serietà. E concretezza. Friedkin infatti è convinto di essere in pole. Per garanzie, modalità e quantum, la sua offerta - benché non piaccia a Pallotta - resta la più credibile. E ha quindi adottato la tattica attendista, consapevole di alcune scadenze alle quali il presidente giallorosso deve far fronte: 1) entro il 12 agosto garantire le fideiussioni per l’iscrizione al campionato; 2) nelle prossime settimane la Consob dovrà dare l’ok al prospetto dell’aumento di capitale, da completare entro il 31 dicembre. Mancano 42 milioni. Ai quali ne vanno aggiunti almeno un’altra ventina per le spese correnti, a partire da settembre. Tempistiche note, non più derogabili che Pallotta vorrebbe fossero ad appannaggio del nuovo proprietario. A meno che Fonseca non gli regali l’Europa League, con tutto ciò che ne consegue a livello di entrate.
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