Rebus Roma, ecco perché Di Francesco punta sul 4-3-3

foto Mancini
di Ugo Trani
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Mercoledì 29 Agosto 2018, 07:30 - Ultimo aggiornamento: 13:09

Improvvisamente il 4-3-3 non va più bene per la Roma: 14 mesi di lavoro, e soprattutto gli ultimi 40 giorni anche con i nuovi arrivati, da buttare nel cestino dei rifiuti. Sono bastati i 3 gol presi contro l’Atalanta nel 1° tempo per seppellire il sistema di gioco preferito (non l’unico) di Di Francesco. E i 2 segnati dai giallorossi nella ripresa per assestare il colpo di grazia (pure al tecnico...). E per decidere che la modifica ha determinato quel pareggio. Magari fosse così. Perché il rebus sarebbe subito risolto. E, invece, non basta cambiare l’assetto per sistemare la situazione che si è ingarbugliata dopo l’addio del titolare Strootman. Il 4-2-3-1 ha portato solo il gol di Florenzi (terzino destro). Il pari è, invece, arrivato con 4 punte in campo più Pastore, su punizione dalla trequarti e tap in di Manolas (difensore centrale): ecco il 3-4-1-2 senza equilibrio, con 2 attaccanti, Under e Kluivert, sulle fasce.
QUESTIONE DI INTENSITÀ
Di Francesco avrebbe cambiato 8 giocatori durante l’intervallo, come ha detto a fine partita, prima di intervenire sul sistema di gioco, in cui ha voluto coinvolgere maggiormente Pastore, avvicinandolo a Dzeko, e avere la Roma più presente nelle «seconde palle», quelle da conquistare per aggredire l’avversario e non farlo ripartire. Ma la crescita non è dipesa dal nuovo assetto quanto dal diverso atteggiamento dei singoli. E’ aumentato il ritmo. E, con il pressing, la convinzione. L’allenatore lo ha ricordato ai giocatori, nella riunione di ieri a Trigoria, per motivare la deprimente esibizione nel 1° tempo: «E’ mancata la determinazione». In difesa e non solo.
GRUPPO DI STUDIO
Il 4-3-3 rimane, dunque, di riferimento (pure per Monchi che, sul mercato, si è mosso, bene o male ancora non sa, per questo sistema di gioco). «Dinamico» come lo chiama Di Francesco. E propositivo negli interpreti. Pastore, a Torino, ha iniziato da mezzala e ha avuto la libertà di salire alle spalle di Dzeko come contro l’Atalanta nella ripresa con il 4-2-3-1. Che dovremmo rivedere venerdì a San Siro: il Milan, sabato scorso al San Paolo, è caduto quando Ancelotti ha abbandonato il 4-3-3, scegliendo il modulo con il trequartista. Ma, a prescindere dall’assetto, conterà la condizione atletica dei singoli. E psicologica. Cristante e Pellegrini hanno steccato: ancora non sono pronti, soprattutto in coppia. Lunedì la loro prima partita con De Rossi: insieme hanno giocato, con Gonalons regista, solo il 1° tempo della partita con il Tottenham: 4-0, in quella frazione, per gli Spurs. Ma sono le uniche mezzali (offensive, però), ora che è partito Strootman e che Pastore è stato spostato. In questo senso il 4-3-3 è, si spera solo al momento, penalizzato. A Milano, tra l’altro, mancherà Florenzi (ginocchio sinistro “insaccato”), più tranquillo dopo gli esami strumentali

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