ROMA La Roma è ferma a Budapest. Nella testa di Mourinho che non perde occasione per ricordarlo e che anche dopo un ko deprimente come quello contro il Genoa, mette davanti il suo ego a quanto sta accadendo («Sì è la peggior partenza anche per me ma non dimentichiamo le due finali europee»). Nella squadra che appare svuotata, senza un'anima, smarrita, priva di quella identità e solidità che in questi due anni l'ha sempre contraddistinta. Nel modo di giocare che ha cambiato interpreti ma continua a far finta di nulla come se Paredes possa essere il clone di Matic. Nella ricerca degli alibi. Appellarsi, come ha fatto José, alla partenza di Ibañez può essere plausibile quando prendi un gol a campo aperto come a Verona con Ngonge. Non se a Marassi su 4 reti, tutte arrivano a difesa schierata. I problemi sono tanti e i 5 punti in 6 gare, paradossalmente, li fotografano soltanto parzialmente. La Roma ad esempio continua a perdere calciatori per noie muscolari: ultimo della serie Llorente (rischia uno stop di due settimane). Sono 11 dall'inizio del campionato ma per Mou «gli infortuni li hanno tutti». Vero, non però con questa frequenza e non tutti o quasi per problematiche al flessore. La manovra è involuta e prevedibile. La squadra è lunga, sfilacciata come se ogni reparto pensasse a se stesso. E la conseguenza è che la difesa fa acqua da tutte le parti. Undici reti subite (peggio in A hanno fatto solo l'Empoli e il Sassuolo) in 6 gare, non si possono giustificare con l'assenza di Smalling. Perché Chris c'era anche con la Salernitana e il Verona quando la Roma ne ha subiti 4 in 180 minuti.
SOLUZIONI
Cosa fare allora? In un momento del genere, bisogna ripartire dalle certezze.
Perché ora in molti iniziano ad accorgersi come è stata costruita la squadra, collezionando in ruoli chiave figurine di grande qualità ma di una fragilità estrema che in carriera non hanno mai garantito un minimo di continuità e che adesso o non giocano oppure lo fanno «al ritmo della paura» (di farsi male). Mou deve essere la soluzione perché oltre a poter contare sulla sua esperienza e leadership, di meglio in giro non c'è. E se c'è, la Roma fino a giugno non può prenderlo. Per gli sbadati: il portoghese costa 15 milioni lordi (senza contare lo staff numeroso) che lo blindano a Trigoria. Tradotto: a meno che non si faccia da parte (sarebbe un inedito, non è mai accaduto in 30 anni di carriera) o non si voglia ripiegare su un traghettatore, sarà José a guidare la Roma in questa stagione. Poi servirà coraggio e chiarezza per ripartire con un progetto diverso, più vicino alle idee di chi gestisce il club e ai paletti finanziari che caratterizzeranno il mercato giallorosso sino al 2027. Ma questo è un altro discorso, ad oggi prematuro.
Profilo Abbonamenti Interessi e notifiche Newsletter Utilità Contattaci
Logout