Mourinho non si fida: «La Real Sociedad è un'ottima squadra e noi facciamo fatica a giocare 3 volte a settimana»

Alla vigilia del match contro i baschi il tecnico sottolinea il valore degli avversari: «Sono insidiosi, non è facile essere dietro le tre big nella Liga. Hanno qualità individuali e di gruppo, non sarà facile superare il turno»

José Mourinho, 60 anni
di Stefano Carina
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Mercoledì 8 Marzo 2023, 15:21 - Ultimo aggiornamento: 15:32

ROMA Concentrato, come se la partita fosse già iniziata. La sfida con la Real Sociedad lo intriga. Un po' perché la Spagna è nel suo passato, vista l'esperienza di Madrid. Ma soprattutto perché è consapevole che la squadra basca rappresenta uno scoglio non facile da superare per approdare ai quarti di Europa League. Alla vigilia del match di domani, Mourinho è prodigo di complimenti nel presentare l'avversario («Ottima squadra con pochi punti deboli, non siamo stati fortunati nel sorteggio»). S'irrigidisce soltanto quando gli viene chiesto se si augura di essere in panchina con il Sassuolo: «Non mi aspetto nulla, ma non parlo finché non finisce il processo». 


Che analisi si può fare sulla Real Sociedad?
«E' un'ottima squadra, ha pochi punti deboli, hanno un bravissimo allenatore che ha saputo organizzarli bene sia difensivamente che in fase offensiva. E poi hanno delle individualità importanti. Essere quarti dietro le tre big in Spagna è tanta roba. Non siamo stati fortunati nel sorteggio. Sarà difficile ma sono certo che la Real Sociedad guarda a noi con lo stesso rispetto che noi abbiamo per loro».

Oyarzabal è il calciatore più rappresentativo, ma la Real è una squadra che punta sul collettivo.
«Oyarzabal è molto bravo ma non è l'unico. Hanno diversi calciatori di alto livello ma giocano un ottimo calcio. Sono molto organizzati a livello difensivo e anche in avanti hanno più opzioni. Possono fare il 442 schierandosi con il rombo oppure virare verso il 433, sono veramente una bella squadra. Andare all'Old Trafford e vincere, arrivare primi nel girone, non disputare le due partite del playoff, cosa posso dire? Soltanto far loro i complimenti».

Nonostante il buon inizio nel 2023, Abraham ancora non sembra ai livelli della passata stagione?
«C'è solo un Abraham che m'interessa. Ed è quello che pensa alla squadra, che era in panchina nell'ultima partita e ha festeggiato il gol di Mancini in curva come se lo avesse segnato lui. Capisco la domanda, i gol, i numeri ma l'importante è che lui mi giochi come ha fatto negli ultimi 15 minuti con la Juventus.

Stesso discorso per Belotti. A Cremona non hanno giocato male loro ma tutta la squadra. Arriva da una settimana unica nella sua vita, che ha visto la nascita del figlio e sicuramente vorrà giocare e segnare. Ma ripeto, se lui gioca per la squadra come sta facendo ultimamente per me è sufficiente».

La Roma difetta di continuità.
«Dal punto di vista fisico siamo nelle mani di gente di grandissima qualità. Poi si può lavorare sulla tattica ma il dna dei singoli non lo cambi. Si chiama mentalità. Uno come Javier Zanetti poteva giocare 7 partite alla settimana senza problemi. Altri fanno più fatica. Le classifiche che abbiamo avuto negli ultimi anni, anche nella prima stagione con me, non aiutano. Perché finire con un punto in più o uno in meno non fa differenza se sei sesto o settimo. E così ci si abitua a non avvertire la pressione. Quest'anno a livello di grandi partite siamo migliorati, cresciuti dal punto di vista mentale. La continuità di sapere di dover vincere tre partite di fila in una settimana, quello sì, facciamo più fatica».


Spera di essere in panchina con il Sassuolo?
«Non mi aspetto nulla, ma non parlo finché non finisce il processo. E' etico attendere e non dire niente in merito».

Dybala con lei sembra addirittura migliorato. Quali meriti si prende?
«Il merito è di Paulo, dei suoi compagni e dei suoi tifosi. Ha trovato un gruppo di giocatori empatici, in una squadra che soprattutto quando gioca in casa si sente l'amore dei tifosi. Cerco di aiutarlo nella gestione del suo corpo, è un giocatore giovane ma con un passato recente nella Juventus con tanti infortuni. È arrivato qui motivato, con la motivazione di giocare un Mondiale che poi ha vinto. Si sente importante perché è importante per noi. Non dico che sia rinato, ma rinnovato nelle motivazioni. Sono molto felice perché, al di là del giocatore che tutti conosciamo, è un ragazzo fantastico, umile, semplice che merita tutto questo affetto che sente qui a Roma».

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