Milan-Roma, la notte di Lukaku: è a caccia del suo primo gol ai rossoneri da quando è a Trigoria

Domani l'andata dei quarti di Europa League: Romelu da interista era spietato contro il Milan

Milan-Roma, la notte di Lukaku: è a caccia del suo primo gol ai rossoneri da quando è a Trigoria
di Stefano Carina
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Mercoledì 10 Aprile 2024, 07:02 - Ultimo aggiornamento: 11 Aprile, 09:33

ROMA Domani respirerà l'aria di casa. Perché poi, al netto delle polemiche, tre anni a Milano non si dimenticano facilmente. Figuriamoci per uno come Lukaku che in carriera ha cambiato la bellezza di 7 squadre in 14 anni. Della serie: una ogni due. Romelu torna a San Siro, il "suo" stadio. Quello che lo ha visto segnare a raffica con l'Inter con un bersaglio preferito. Sì, proprio il Milan, l'avversario della Roma nei quarti di finale di Europa League. Non con la maglia giallorossa, dove in stagione è rimasto a secco sia contro l'Inter che con i rossoneri. Ma due passaggi a vuoto non possono cancellare un triennio dove Big Rom ha vestito il ruolo del dominatore. Numeri impressionanti quelli contro la squadra di Pioli: 5 gol nei primi 5 derby giocati (coppa Italia inclusa), 7 vittorie su 8 confronti (il 9° non lo giocò, perché infortunato, in Supercoppa invece rimase in panchina). Un po' meno sono quelli invece con De Rossi. Da quando è arrivato Daniele, il belga ha un po' rallentato. Appena 5 reti in 14 gare che non scalfiscono lo score stagionale (18 su 39) e soprattutto lo hanno visto andare a segno sia con il Feyenoord che contro il Brighton, nei due turni precedenti all'andata dei quarti di domani. Proprio agli inglesi, in quella notte magica vissuta all'Olimpico, è legato l'ultimo acuto di Lukaku. Calendario alla mano, non segna da 5 partite (4 quelle nelle quali era disponibile, out infatti nel ritorno con gli inglesi). Il giardino di casa, può aiutarlo. Senza contare che l'Europa lo esalta: sono 9 i centri in 7 partite.

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ARBITRA TURPIN

Lukaku vive un momento dove la porta, come capita ai centravanti, si è di colpo ristretta.
Perché se è vero che segna meno, va evidenziato anche come tiri più adesso - tolto il derby (dove non ha mai concluso verso Mandas) - che nell'esperienza con Mourinho, con il quale aveva segnato però 13 volte in 21 partite. I numeri non mentono: 38 tiri dentro l'area con José (media 1,8), 37 con Daniele (ma in 18 gare, media 2). Per citare Fonseca, «è l'efficacia» che è venuta meno. Prima aveva una percentuale realizzativa che rasentava il 29% (28,9). Tradotto: ogni tre tiri, un gol. Ora è precipitato al 12,5%. La flessione di Big Rom è tutta qui. De Rossi, però, non se ne priva mai. Continua a difenderlo nel miglior modo che un attaccante può sperare di essere aiutato da un allenatore: giocando. Segna meno ma si mette sempre a disposizione della squadra con sponde, duelli spalle alla porta, per alzare il baricentro e favorire gli inserimenti dei compagni. Un esempio? L'assist per El Shaarawy sabato scorso che avrebbe meritato epilogo diverso. Ma un centravanti vive di gol. E Romelu non vede l'ora di ripartire, di rimettersi in moto, di esultare. Il futuro? Inutile parlarne. Non è un caso che quando gli viene posta la domanda, la replica è una risata. La permanenza, ora che il Decreto Crescita è un lontano ricordo, appare a dir poco improbabile. Lo sa la Roma, ne è consapevole Lukaku, ne è cosciente De Rossi. Ma oggi è solo il presente che conta. E il presente dice Milan più Europa League (a proposito, a San Siro arbitra Turpin, il fischietto di Roma-Barcellona 3-0). Per Romelu il binomio perfetto.

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