Ed è proprio quello che ha voluto portare nella sua Lazio. Facilitato dal taglio di qualche ramo marcio ha parlato faccia a faccia con tutti: «Vinciamo uniti o andiamo tutti a fondo». Tradotto o ci aiutiamo oppure non sarò il solo a finire male. In quel rovente luglio sulle Dolomiti erano i punti interrogativi a dominare la scena, oggi invece ci sono quelli esclamativi per una squadra che ha conquistato tutti con il suo gioco e il suo entusiasmo. I biancocelesti hanno capovolto il mondo prendendosi per mano e lottando da squadra. Anche la gestione dei casi più spinosi, vedi Keita, è stata praticamente perfetta. Balde è stato messo nelle condizioni di capire i suoi errori e di trasformare le sue bizze in punti di forza per il gruppo. Quello stesso gruppo che al tempo stesso ha capito quanto quel ragazzino fosse importante. E oggi il senegalese è un punto di forza. Certo non è tutto rose e fiori, ma di sicuro tanto è cambiato.
IL PROCESSO
Inzaghi è stato poi bravissimo ad inserire quei tanti giovani, figli suoi, che per lui sono disposti a dare il 120% ogni volta che scendono in campo. Ecco allora che Murgia entra e segna, così come Lombardi, e Strakosha vola da un palo all’altro. I veterani poi si sono stretti intorno al tecnico biancoceleste e lo aiutano costantemente nella gestione. Parolo, Radu e Lulic, i tre tenori pronti a cantarle a chiunque sgarri. Biglia invece è l’espressione di Inzaghi in mezzo al campo. E’ lui a dare le direttive ai compagni e a prenderseli sulle spalle per trascinarli verso il traguardo. L’appetito poi vien mangiando e così Felipe Anderson, seppur non con un sorriso smagliante, corre avanti e indietro per tutta la fascia, macinando chilometri e rinunciando qualche volta ad usare le sue energie per i dribbling ed impiegandole invece per qualche recupero palla. Il brasiliano si è trasformato e ora alterna fioretto e sciabola. Davanti poi c’è Ciro il Grande. Una fenice biancoceleste. Immobile è rinato grazie alla Lazio e non smette più di segnare e infrangere record. È proprio questa unione che ha permesso ad Inzaghi di poter cambiare la Lazio, plasmandola continuamente e facendola diventare una creatura camaleontica. Il sacrificio alla base del successo.
IL PARADOSSO
Ed è stato proprio il derby d’andata a solidificare un gruppo che aveva già dato prova della sua forza. L’errore di Wallace ed il ko avrebbero potuto seppellire una squadra giovane e inesperta ed invece da quel tonfo la Lazio si è rialzata più forte nei singoli e nel gruppo. Essere sconfitti dai giallorossi ha dato rabbia e fame di vittorie e non è un caso che nei due successivi i biancocelesti si siano trasformati. Straordinaria prova corale nel 2-0 dell’andata, stessa situazione al ritorno, nonostante la partita sia finita 3-2 per la Roma. Mai sconfitta fu tanto dolce. Al di là dei moduli e degli interpreti, Inzaghi punta sul suo gruppo, sui suoi ragazzi per regalare un’altra gioia infinita ai tifosi.
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