Kiyan Prince, iI calciatore-eroe ucciso per sedare una rissa adesso «gioca» su Fifa 2021

Kiyan Prince, iI calciatore-eroe ucciso per sedare una rissa adesso “gioca” su Fifa 2021
di Benedetto Saccà
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Giovedì 20 Maggio 2021, 00:42 - Ultimo aggiornamento: 19 Febbraio, 09:02

ROMA Nel calcio ormai superbamente specializzato in gaffe (e sgradevolmente dondolante tra istrionismi vari e nefandezze variopinte), talora, a gran sorpresa, e contro ogni logica apparente, una «cosa ch’è felice, cade», come scriverebbe Rilke. Meraviglia. Sono lampi improvvisi che promettono mondi migliori e corteggiano futuri felici, però spesso restano soltanto belle poesie scritte sull’acqua. Comunque. Siccome lo sport sa mettere per bene alla lavagna a dettare illuminanti lezioni di vita, la storia che sorvola la Manica e, in fondo, ci vendica della modestia del nostro pallone potrebbe quantomeno tornare utile ai trequarti dei dirigenti sportivi italiani. La notizia è semplice nella sua tragicità ora foderata di speranza. E cioè. Un giovane calciatore del Queens Park Rangers – squadra di Londra, a beneficio dei meno esperti di noi – morì accoltellato davanti a una scuola e adesso, nel 15esimo anniversario della disgrazia, torna virtualmente a giocare a pallone grazie al videogioco Fifa 2021, che lo ha incluso tra i giocatori schierabili in campo. Si chiamava Kiyan Prince. E non è tutto, per fortuna. Perché, a partire dalla prossima stagione, il Qpr, quello vero, ha promesso di inserire il nome di Kiyan nella liste della formazione ufficiale prima di ogni sfida.

IL PASSATO
Bisogna sapere che Kiyan Prince, anzi Kiyan Josiah Prince, era un promettentissimo giocatore del Qpr.

Era nato il 25 novembre del ‘90. Si racconta fosse un gran talento, un ragazzo dal futuro assicurato nel calcio: eppure questo ha un’importanza francamente relativa, a pensarci. Quel che più conta è che Kiyan fosse davvero un gran bravo ragazzo. Sensibile, altruista – roba dell’altro secolo, ormai. E così. E così, il 18 maggio del 2006, un giovedì, Kiyan era davanti alla London Academy, a Edgware – che tra l’altro sarebbe il capolinea della Northern line, la linea nera della metropolitana di Londra. Come spesso succede, un giovane, tale Hannad Hasan, 17 anni, era lì a divertirsi a fare il bullo con un altro ragazzo. Kiyan se ne rese conto e corse a difendere la vittima. Quel che Kiyan non sapeva è che Hasan era non solo un ridicolo bullo ma pure uno spregevole assassino: e allora eccolo tirar fuori il coltello, ed è stato un attimo da nulla, ma gli attimi da nulla bastano per decidere (e recidere) una vita, e il cuore di Kiyan era lì, troppo vicino, e oggi noi sappiamo che non batte più insieme ai nostri. (Se può valere come impercettibile consolazione – ma tanto non lo sarà mai – Hasan è stato poi condannato all’ergastolo).

Raccogliendo ogni possibile sorriso sul fondo della propria umanità, la famiglia di Kiyan ha saputo trovare la corrente giusta per risalire l’abisso. E dunque. Ha costituito la Kiyan Prince Foundation e, dal 2019, anche lo stadio del Qpr, lo storico Loftus Road, è dedicato proprio alla fondazione nata per Kiyan. Non solo. Il 25 novembre del VentiVenti, nel giorno in cui Kiyan avrebbe compiuto trent’anni, il Qpr ha invitato i tifosi a vestire anche soltanto con un dettaglio blu e bianco – i colori della squadra – per ricordarlo. E oggi, come detto, la Ea Sports, produttrice di Fifa 2021, ha voluto restituire a Kiyan almeno un’ombra del futuro che la vita gli ha rubato.

E hanno voluto lavorare con impegno, i disegnatori del gioco. Perché hanno chiesto tonnellate di informazioni alla famiglia di Kiyan, ai compagni e agli allenatori: e tutto hanno frullato nei loro super computeroni soprattutto grazie all’aiuto degli scienziatissimi dell’Università di Bradford e degli artisti moderni dello studio di effetti speciali che ha dato alla luce gli Avengers. Per cui, nel videogioco, Kiyan Prince veste la maglia numero 30 e ha sembianze e fattezze del trentenne che oggi sarebbe (grafica mostruosamente fedele, tra l’altro). Felice – almeno in apparenza – si direbbe il papà di Kiyan, vale a dire Mark, peraltro ex pugile ed ex campione internazionale Ibf e Wbo. «Voglio che mio figlio sia ricordato non per la tragedia della sua morte, ma per il trionfo dei suoi successi. Attraverso questa campagna, la mia speranza è che il mondo finalmente riesca a vedere l’incredibile potenziale di Kiyan realizzato», ha sussurrato. Insomma. Una qualche forma di giustizia (poetica) è stata amministrata. Forse. È decollato anche l’hashtag #LongLiveThePrince. E Kiyan da ora potrà fare, in certo modo, quel che sognava: giocare a pallone per tutta una vita – sia pure al di là di uno schermo. Ma con un sorriso largo tipo quello del sole disegnato dai bambini.
 

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