Roma, serve il vero Dzeko per salvare la stagione

Roma, serve il vero Dzeko per salvare la stagione
di Stefano Carina
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Mercoledì 7 Aprile 2021, 07:30 - Ultimo aggiornamento: 8 Aprile, 10:36

AAA cercasi Dzeko disperatamente. La regista Seidelman e l’interprete Madonna se ne faranno una ragione se in ottica Ajax a Trigoria prenderanno virtualmente in prestito il fortunato film del 1985 che vedeva la cantante nei panni della stravagante Susan e Rosanna Arquette in quelli della smemorata Roberta. Anche perché il lieto fin della pellicola, è di buon auspicio per il finale di stagione di Edin, sin qui molto deludente. 

I NUMERI

A volte, senza girarci troppo intorno, basta qualche numero per fotografare al meglio la situazione: appena 7 gol in campionato (l’ultimo il 3 gennaio alla Sampdoria), 3 in Europa League, il bosniaco è al sedicesimo posto nella speciale graduatoria dei centravanti della serie A (Ronaldo 24, Lukaku 20, Muriel 18, Ibrahimovic e Simy 15, Immobile 14, Vlahovic e Joao Pedro 13, Belotti, Zapata e Caputo 11, Quagliarella 10, Nzola 9, Mertens e Caicedo 8), portando in dote la seconda peggior stagione da quando veste questa maglia (nel 2015-16, a questo punto della stagione, aveva segnato 6 reti in campionato e 2 in coppa). Stralunato, senza fascia, prima colpito dal Covid poi infortunato, pronto sia in estate che a gennaio a far le valigie ma costretto a restare, a 35 anni Dzeko rimane l’ago della bilancia giallorossa. 

Roma, Mkhitaryan e Smalling ci provano per l'Ajax: oggi il provino

30 E LODE 

Domani a Amsterdam si attende un segnale. Di riscossa, di orgoglio, di amor proprio del campione bosniaco. Perché il miglior marcatore della storia del club a livello europeo escluso le qualificazioni (29) e il terzo in assoluto del club (116) non può rassegnarsi alla parabola discendente che sembra aver preso la sua carriera. Curiosamente tutto parte dall’Europa League della passata stagione. Uno spartiacque nei rapporti con Fonseca e il club.

Edin capisce che il ciclo a Roma è finito. L’allenatore avalla la decisione di cederlo (il sostituto designato è Milik) per poi ritrovarselo in rosa a mercato concluso. La convivenza dura poco. Alla prima occasione, l’attrito riesplode pubblicamente con le conseguenze che ora sono evidenti anche in classifica.

Rimane l’oasi felice dell’Europa dove Dzeko, paradossalmente, lascia il palcoscenico a Mayoral. Lo spagnolo segna 7 reti e, con Yazici e Pizzi eliminati con i rispettivi club, adesso si augura di farne un altro per laurearsi cannoniere della manifestazione. Dovrà accontentarsi di qualche ingresso in corsa, perché domani e il 15 aprile toccherà a Edin guidare la Roma e il suo attacco. Un reparto in crisi: nelle ultime 9 gare di campionato ha segnato soltanto una volta con Pedro. Rete tra l’altro ininfluente (il 3-0 in pieno recupero con l’Udinese, lo scorso 14 febbraio).

Dzeko, però, di notti europee ne sa qualcosa. Il sinistro al volo contro il Chelsea a Stamford Bridge nei gironi di Champions del 2018 e le due reti rifilate tra andata e ritorno al Barcellona nei quarti di finale dello stesso anno, sono il suo biglietto da visita. Ma per non perdersi nell’album dei ricordi, c’è la doppietta nelle due gare al Braga nei sedicesimi di questa edizione dell’Europa League. L’Ajax lo ha incrociato due volte in carriera quando giocava nel Manchester City: una sconfitta (3-1) e un pareggio (2-2) nel girone D del lontano 2012-13. Altri tempi, altre squadre, altro Edin. Che sull’areo che porterà la Roma ad Amsterdam si augura di veder salire anche Smalling e Mkhitaryan. Ieri i due, pur lavorando individualmente, hanno provato a forzare: oggi il provino decisivo. 

 

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