I suoi scatti verso la porta. E quelli dei fotografi che non lo fanno mai uscire dall’obiettivo. Sotto i riflettori c’è il gigante sbarcato da Londra. Si riaccende subito l’Olimpico e impazzisce per Tammy Abraham, l’erede di Dzeko che, se nei prossimi 5 anni farà scattare i bonus inseriti nell’affare, diventerà l’acquisto più caro della storia romanista: 45 milioni. Basta un contrasto a centrocampo per sentire il primo boato. Dimenticato alla svelta il bosniaco ex capitano, nonostante le 119 reti in 260 partite giallorosse (terzo marcatore del club dopo Totti e Pruzzo). È come se non fosse mai stato qui. I tifosi, a sentirli via etere nel day after, accarezzano il nuovo centravanti e sentono il ruggito del Re Leone. Dopo 21 anni, Abraham come Batistuta. Non fa niente che Tammy arriva ventiquattrenne e Gabriel si presentò già trentunenne. E non importa che l’ex Chelsea sia più raffinato nel tocco e che l’argentino si affermò con il fucile nel piede destro e il mitra per esultare. L’impatto è lo stesso.
FEELING NATURALE
Nessuno si è fidato di Mou (i Friedkin e Pinto sì, rilanciando a Londra per brindare poi a Ferragosto), alla vigilia della partita con la Viola. «È pronto». Lo Special sa come si allenano in Inghilterra. È andato, quindi, sul sicuro. Debutto da titolare. Non per mettere la faccia sull’investimento. Mossa tattica. Tammy piazzato alle spalle dei centrocampisti della Fiorentina per fare il pivot in libertà e al tempo stesso il contropiedista. Nessun esperimento. Eppure Abraham si prende la Roma senza aver mai lavorato con i compagni (la quarantena light è finita da qualche ora). «Li ha conosciuti sul tabellone» dice, scherzando, Josè. Con i match analyst, assicurano da Trigoria. Zaniolo lo accompagna in campo nel walking around, un’ora e mezza prima del via. L’attaccante tira fuori lo smartphone: è il suo primo scatto all’Olimpico. Lo stadio deve ancora riempirsi. In tribuna cerca la compagna Leah Monroe che arriverà più tardi insieme al papà Anthony, alla mamma Marian, alla sorella e a due parenti che vivono in Italia (tre i van per il gruppo: manca solo il fratello-calciatore Timmy). Sul suo profilo la modella sorride, spalle al campo, e scrive «Forza Roma».
A FUROR DI POPOLO
Basta e avanza per la standing ovation. L’Olimpico, finalmente con i tifosi dopo il lungo digiuno, si abbuffa di passione. È, dunque, generoso. Ma il riconoscimento che incassa il londinese sa di promozione a prima vista. Anche Tammy applaude il pubblico dopo i suoi 68 minuti ciclonici. Omaggerà i tifosi nel day after: «Bravi, siete stati fantastici. Ci rivediamo presto». Esce per l’indurimento del flessore. Il testimone passa a Shomurodov, già 3 reti in 3 partite con la Roma. Non segna l’uzbeko, ma è già nell’album degli idoli giallorossi. Ha superato Mayoral, il miglior finalizzatore della rosa nella scorsa stagione. Da vice Dzeko eccolo vice Abraham. La staffetta è di qualità e di sostanza. Copia il gemello inglese e fa segnare anche lui Veretout. E sta per calare il suo poker che sarebbe stato anche quello della Roma. Ma alla gente va bene così. Perché vede improvvisamente doppio. Eldor con Tammy, centravanti in tandem nel 4-4-2. Uno dei due sulla fascia, lo hanno fatto in carriera, nel 4-2-3-1 di Josè. Che conferma: «Possono coesistere», pronto ad accontentare la tifoseria che sponsorizza la coppia della nuova éra.