Insomma, se un tempo compito di allenatore e staff tecnico era sgominare in ritiro tavoli da poker nelle stanze dei calciatori o incursioni di donnine allegre, oggi i club devono difendersi dalla tecnologia tanto che, a quanto riposta il tabloid inglese Sun, un big del calcio inglese ha giocato a Fortnite fino a 16 ore al giorno, a volte saltando l'allenamento.
Il Southampton, 16° in classifica con soli due punti di margine sulla zona retrocessione, è passato al contrattacco fin da questo weekend che lo vede impegnato a Brighton in una sorta di spareggio-salvezza. «Finché non viene definita dal governo ufficialmente come una malattia - spiega ancora Hassenhuettl - dobbiamo proteggere i giocatori a modo nostro. Se si trattasse di una malattia, sarebbe facile dire alle compagnie che forse devono mettere un blocco dopo tre ore, ad esempio. Altrimenti blocchiamo il wi-fi in hotel per la sera, quindi non possono più giocare». Anche l'utilizzo dei social media è monitorato: «Sono sempre in contatto con il mio capitano e alcuni giocatori - ha chiarito il tecnico - I social media sono uguali e ci sono possibilità di tagliarli dopo poche ore e ciò a volte sarebbe necessario. Fa parte della nostra comunità e del presente e dobbiamo affrontarlo e talvolta proteggere i giocatori che dobbiamo aiutare».
© RIPRODUZIONE RISERVATA