«Gli italiani e lo sport»: presentato oggi il report sullo stato di salute della pratica sportiva

«Gli italiani e lo sport»: presntato oggi il report sullo stato di salute della pratica sportiva
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Lunedì 5 Febbraio 2024, 15:44

Questa mattina, nella Sala Conferenze di Esperienza Europa «David Sassoli» di Roma, è stato presentato il report «Gli Italiani e lo Sport», realizzato dall'Osservatorio permanente sullo sport, spin-off di Fondazione SportCity, in collaborazione con Istat, Ibdo Foundation e Istituto Piepoli.

Il rapporto «Gli italiani e lo sport»

Un lavoro complesso e articolato, realizzato con i contributi di 28 esperti e 10 parlamentari, con un intervento del Ministro dello Sport e dei Giovani Andrea Abodi e con le prefazioni di Giovanni Malagò, Presidente del Coni, Luca Pancalli, Presidente Del Cip, Claudio Barbaro, Sottosegretario di Stato al Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica, e Marco Mezzaroma, Presidente Sport e Salute.

I dati dicono che nel 2022 in Italia, la quota di persone sedentarie, che dichiarano cioè di non svolgere né sport né attività fisica nel tempo libero, è pari a più di un terzo della popolazione. Una fotografia che riguarda maggiormente il sud e le isole, dove paradossalmente le condizioni climatiche dovrebbero consentire una maggiore attività motoria all'aperto. Il forte gradiente Nord–Sud con i tassi più bassi registrati nelle province autonome di Trento (16,2 per cento) e Bolzano (16,9 per cento) e i più alti in Calabria (59,3 per cento) e Sicilia (59,3 per cento), mostra un'Italia spaccata in diverse realtà geografiche. I dati Istat confermano le ben note disuguaglianze sociali, con differenze marcate rispetto al titolo di studio a tutte le età ed in particolare tra le persone adulte di 25-44 anni: nel 2022 la quota di persone con basso titolo di studio che non pratica sport o attività fisica è oltre il doppio rispetto a quella di chi ha un titolo di studio più elevato (49,7 per cento vs 17,9 per cento).

«Quelli presentati oggi sono dati che devono far riflettere su come viene erogata la cultura sportiva e del movimento nel nostro Paese. – dichiara Federico Serra, Presidente dell'Osservatorio permanente dello sport della Fondazione SportCity - Sono molte le differenze che emergono: tra nord e sud, tra le singole regioni,  ma anche tra giovani e anziani, donne e uomini ecc. Il dato più significativo, e preoccupante, è quello della scarsa propensione di giovani a fare sport. La recente legge che inserisce lo sport nell'articolo 33 della nostra Costituzione, apre una speranza che avvengano interventi omogeni e organici su tutto il territorio nazionale eliminando un gap territoriale inaccettabile dal punto di vista etico e sociale».

«Gli stessi fattori, che dalla seconda metà del secolo scorso hanno portato all'allungamento della vita media fino ai livelli attuali, hanno anche portato, talora obbligato, ad una maggiore attitudine alla sedentarietà - dice Andrea Lenzi, Presidente Cnbbsv della Presidenza del Consiglio dei Ministri - Per questo, non solo lo Sport Agonistico, ma tutta l'Attività Fisica cosiddetta 'Adattata' (alle varie età, al genere, alle patologie, ecc.) rappresenta oggi, assieme alla corretta alimentazione, una vera strategia preventiva, ma anche una terapia per le malattie croniche non trasmissibili (metaboliche, cardiovascolari e polmonari, ecc.)».

«Nel 2022, gli italiani che praticano sport nel tempo libero, in modo continuativo o saltuario, sono stati 19,9 milioni, più di un terzo della popolazione di 3 anni e più. – dichiara Roberta Crialesi, Dirigente il Servizio Sistema integrato salute, assistenza e previdenza Istat - Lo sport in modo continuativo è stato praticato dal 26,3 percento della popolazione per un totale di 15 milioni, mentre un altro 8,3 per cento ha svolto una pratica sportiva in modo saltuario.

Nonostante le nuove generazioni mostrino livelli di pratica sempre superiori rispetto alle generazioni precedenti, quasi due terzi della popolazione continua a non praticare nessuno sport».

«Una percentuale molto alta (80-90 per cento) della mortalità, morbosità e costi dei sistemi sanitari nei paesi occidentali, è causata da malattie che derivano da alterati stili di vita; tra questi spiccano l'aumento dell'introito calorico e la sedentarietà, che sono poi alla base dello sviluppo di obesità. – dichiara Paolo Sbraccia, Vice Presidente Vicario di Ibdo Foundation - Nelle nostre società iper-tecnologizzate si sono raggiunti tassi di sedentarietà inimmaginabili».

«I numeri presentati oggi confermano che è giunto il momento che lo sport sia formalmente riconosciuto come strumento essenziale di politica pubblica e attore di comunità, in un'ottica secondo cui il ritorno sanitario e sociale che esso garantisce ai territori e alle loro comunità non sia disgiunto dagli aspetti connessi alla sua rilevanza economica», dichiara l'On. Roberto Pella, Vicepresidente vicario Anci e Membro Commissione Sedec Comitato delle Regioni dell'Unione Europea, Presidente Intergruppo parlamentare «Qualità di vita nelle città».

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