La Città Eterna rischia l'invasione degli zombie

La Città Eterna rischia l'invasione degli zombie
di Leonardo Jattarelli
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Giovedì 6 Agosto 2015, 14:56
Mafia Capitale? Una bazzecola. Lo scandalo spazzatura rimbalzato sui giornali Usa? Pinzillacchere. Perché domani, Roma potrebbe svegliarsi davvero diversa, ma molto diversa: invasa dagli zombie Zombie che non vengono da un altro pianeta o dalle viscere della terra ma sono il frutto di continue, terrificanti mutazioni di gente che a Roma già ci abita, c’è nata, ci studia, ci lavora.



S’intitola La città eterna il megaprogetto di alcuni giovani film-maker che hanno dato il via alle riprese di una web-serie nata grazie al crowdfunding e ad alcuni finanziamenti di sponsor privati destinata in futuro anche alla tv per l’interessamento della Fox.

Dal punto di vista multimediale ad occuparsi dell’evento e il “Giffoni Innovation Hub”, una costola del Festival, un acceleratore di progetti, startup e format legati al mondo dell’arte e della cultura che valorizza e supporta le idee innovative e i progetti creativi dei giovani talenti.



Per la prima stagione, previste sei puntate sul web agli inizi del 2016 affidate a sei registi diversi tra i quali molti youtuber, una equipe di truccatori, un’organizzazione che permette di servirsi di effetti speciali all’avanguardia, un cast di giovani attori professionisti: Simone Guarany, Andrea Dianetti, Emiliano Guido, Andrea De Rosa, Valentina De Angelis, Valeria Zazzaretta, Francesca Antonucci, Matteo Quinzi, Francesca Tartaro, Arturo Scogliamiglio e Frank Messina.

Simone Guarany, che anche l’ideatore di La città eterna (lo sceneggiatore è Tommaso Rossi Endrighi) ci spiega che tutto è nato «da quando un pomeriggio ci lamentavano noi amici e colleghi di come non esistano produzioni italiane che parlino dell’attualità, di quello che ci succede attorno. Allo stesso tempo argomentavamo di come la nostra città, Roma, fosse caduta in uno stato di imbarbarimento così radicale in tutti i settori. E ho pensato: ma se fosse invasa pure dagli zombie, cosa succederebbe? Come ci potremmo difendere? Ecco, così ci siamo messi a lavorare a quest’idea e tutto ha avuto inizio».

E tutto accade in 24 ore. D’inferno. La Capitale diventa teatro di una blackcomedy «che sicuramente trae ispirazione dai classici del genere, dai film di Romero in particolare, tra horror e splatter - dice Guarany - ma che spesso mostra anche venature da commedia, cercando anche di far sorridere». Lo scenario, desolante e a tratti disperato, è quello della periferia degradata della città: «L’incipit si svolge al Quadraro; alcuni studenti si svegliano una mattina e trovano la città in subbuglio. La notte precedente si era svolta una festa tra universitari e Roma era stata messa a ferro e fuoco. Di seguito ci spostiamo sulla Tuscolana, via del Mandrione, San Lorenzo, tra le bellezze di una città da scoprire e l’orrore dei suoi lati nascosti».



Ma se gli zombie sono tra noi nella città eterna, come è possibile una trasformazione così radicale e inquietante? «Tutto ha origine da una app per smartphone; attraverso degli impulsi, al primo touch di un cellullare o di un Ipod scatta l’impulso assassino. Si tratta di un meccanismo casuale, un effetto collaterale non previsto come accade spesso quando alcuni smartphone generano attacchi di epilessia. Nel nostro caso, la percezione del dolore viene azzerata - continua l’ideatore - si perde l’uso della coscienza e si può vedere in giro anche gente che cammina senza un braccio». E chi si salva dal generale impazzimento? «In questa società ipertecnologica a soccombere saranno gli adulti, la città in pratica viene lasciata in mano ai giovani, assuefatti ai videogiochi e alle diavolerie informatiche».



Gli effetti speciali di La città eterna sono realizzati da una ditta specializzata «ma ci serviremo anche dell’appoggio di numerose associazioni di softair, per capirci quei giochi sportivi praticati da appassionati di strategia militare». Insomma, niente da invidiare alle serie della major hollywoodiane? «Sarà un prodotto tipicamente italiano e romano. Imitare gli americani ha poco senso, non mostriamo sopravvissuti alla maniera di The Walking Dead. Ci è stato molto utile il “Manuale per sopravvivere agli Zombie” di Max Brooks, ma poi abbiamo preso la nostra strada».



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