Remotti, un ritratto su Sky Arte nel film di Magrini e Meddi

Remo Remotti
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Mercoledì 20 Giugno 2018, 15:54
«Io non mi considero un’eccezione. Ho fatto quello che ho sentito senza chiedere niente a nessuno. Se vuoi essere libero non c’è epoca o latitudine che tenga». Con queste parole si raccontava Remo Remotti, l’artista eclettico e irriverente che ha spaziato dalla pittura al teatro, dal cinema alla letteratura e alla musica, fino a diventare alla fine della sua lunga vita idolo underground dei giovani, realizzando spettacoli in teatri off e centri sociali in cui declamava i suoi monologhi in bilico fra volgarità, follia, sfida alla morale comune e ricerca spirituale del senso della vita. Sky Arte Hd ricorda l’artista scomparso tre anni fa con il film in prima visione assoluta ‘Ho rubato la marmellata - Vita di un artista politicamente scorrettò, diretto da Gioia Magrini e Roberto Meddi, in onda domani alle 20.10.

Il film è un ritratto intimo che unisce i ricordi personali di Remotti, tratti da filmati realizzati da Roberto Meddi nel corso degli anni, e le testimonianze dello scrittore Michele Serra, del critico d’arte Gianluca Marziani, del drammaturgo e regista Giampiero Solari, dell’attore e regista Massimiliano Bruno, nonché di quelle della moglie di Remotti, Luisa Pistoia, e della figlia Federica.  In un susseguirsi di ricordi e aneddoti, intessuti di brani dei suoi spettacoli teatrali e concerti dal vivo, e dal materiale d’archivio dell’Istituto Luce che restituisce l’atmosfera storica degli avvenimenti vissuti nel corso della vita dell’artista, conosciamo la storia professionale e umana di un personaggio sopra le righe, curioso e disponibile, affamato di vita e pronto a ripartire in direzioni sempre diverse per cercare di arrivare ogni volta un pò più vicino a se stesso. Nei suoi racconti Remotti parla della sua infanzia a Roma durante il fascismo; del padre “fiumarolo”, che gli ha insegnato ad amare il Tevere e il canottaggio, ed è morto quando lui era ancora un bambino; del rapporto “edipico” con la madre vedova che lo voleva laureato in legge e sperava per lui un futuro di dirigente d’azienda; della sua fuga in Perù, in odio alla Roma borghese degli anni ‘50; della scoperta della pittura, della scultura, dell’arte. 

Remotti racconta anche della sua esperienza nella Berlino delle rivolte studentesche nel ‘68; dei ricoveri in manicomio; del suo amore per le donne e l’ossessione per il sesso; del suo mestiere di attore, dapprima in teatro, grazie all’amico Renato Mambor, e poi al cinema, con registi come Marco Bellocchio, Nanni Moretti, Francis Ford Coppola. Nel film viene anche descritto il rapporto di Remotti con Roma, città amata e odiata e fonte di ispirazione per la memorabile “Mamma Roma addio”, la sua poesia-invettiva forse più famosa, in cui vengono elencati tutti i difetti della Roma degli anni ‘50, borghese, fascistoide e impiegatizia, stigmatizzando le manie, il lassismo e i lati negativi che in molti ancora attribuiscono alla Capitale. 
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