Scanner ad alta definizione e mega stampanti 3D: così rinasce l'arte perduta

Scanner ad alta definizione e mega stampanti 3D: così rinasce l'arte perduta
di Alessandra Spinelli
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Venerdì 30 Marzo 2018, 16:40 - Ultimo aggiornamento: 5 Aprile, 18:01

dal nostro inviato

MADRID - Da una parte un Van Gogh, dall'altra un Vermeer, appoggiato a terra le Ninfee di Monet, isolato brilla un grande dipinto di Klimt. Una mostra particolare in questo capannone industriale di calle de Albaraccìn, periferia est di Madrid, impregnato di polvere e rumore. Frese e pialle operano certosine su una lastra di minuscoli geroglifici, poco più in là mega stampanti in 3D che in una struttura a uovo sfornano busti giganteschi di imperatori romani per qualche emiro. E poi decine di ultra tecnologici computer che sugli schermi ridonano vita e texture a disegni secolari, e stampanti laser e lucida scanner dall'inesorabile lavorio che generano opere a ritmo continuo, un Van Gogh, un Vermeer... Opere che in realtà non esistevano più e che ora sono rimaterializzate.
 


QUARTIER GENERALE
Come questo sia possibile, senza scomodare le teorie di Walter Benjiam sulla riproducibilità dell'opera d'arte né tanto meno il rischio Disneyland, lo si capisce nel quartier generale di Factum Arte, laboratorio fondato nel 2011 dall'artista inglese Adam Lowe, nato nel 1959 a Oxford, casual look, capelli sale e pepe, sorriso aperto: «Qui opera un pool di artisti, esperti informatici e restauratori e lavoriamo spiega tra cataste di bozzetti - su tre fronti: collaboriamo con artisti contemporanei, come Marina Abramovich o Anish Kapoor per citarne solo due; realizziamo copie di celebri dipinti, Le nozze di Cana del Veronese per una installazione di Peter Greenaway; rimaterializziamo opere perdute per non farne perdere la storia e la memoria. Non creiamo nuove opere d'arte ma diamo vita ai fantasmi dell'opera raccontando cosa è accaduto all'opera stessa attraverso il processo della creazione, un processo non definitivo».

Una bottega artigiana e hi tech del Terzo Millennio dove, accanto al capo dei progetti Jordi Pons, sono chiamati storici dell'arte o esperti artigiani. Come i viennesi Karl e Maria, capaci di replicare una doratura con acqua, gesso e colla di pelle di coniglio da applicare con un pennellino intinto in un po' d'argento per dei riflessi angolari. Quelli della dea della Salute Igea al centro di Medicina, il capolavoro di Gustave Klimt: voluto e poi rifiutato dall'Università di Vienna all'inizio del Novecento come opera scandalosa con tutta quell'umanità nuda, contorta e dolente, adorato dal Terzo Reich e infine bruciato dalle SS nel Castello di Immendorf nell'estate del 1945.

Ora l'opera è rinata insieme ad altri quadri distrutti come Ninfee di Claude Monet bruciate in un incendio al Moma del 1958; Vaso con Cinque Girasoli di Vincent Van Gogh, distrutto nel bombardamento di Osaka; Concerto a Tre di Jan Vermeer, rubato all'Isabella Stewart Gardner Museum di Boston nel 1990; Ritratto di Winston Churchill di Graham Sutherland, fatto a pezzi per volontà di Lady Churchill perché il marito lo trovava troppo somigliante; Myrto di Tamara de Lempicka, rubato a Parigi da un gerarca nazista e La torre dei cavalli azzurri di Franz Marc, sequestrato da Hermann Goering e disperso nel 1945. Ognuno ha una storia incredibile, e incredibile è anche la ricostruzione tecnica da minuscoli frammenti o vecchie foto in bianco e nero, che sarà raccontata nella serie Il Mistero dei Capolavori Perduti, una nuova produzione internazionale di Sky Arts Production Hub, motore di tutta l'operazione, diretta da Giovanni Troilo e co-prodotta da Ballandi Arts, che andrà in onda a partire dal 5 aprile su Sky Arte HD.

SCOPERTE
Si scopriranno i solchi dei tratti usati da Van Gogh per i girasoli venuti alla luce con lo scanner di Eva e quelli leggeri delle Ninfee di Monet recuperato da Edoardo, il cui percorso di rinascita è esposto al Vittoriano. Tutto nel solco della Natività con i Santi Lorenzo e Francesco d'Assisi di Caravaggio, fortemente voluta sempre da Sky Arts Production Lab e restituita all'Oratorio della Compagnia di San Lorenzo di Palermo. «Non è una copia, non è un facsimile - sottolinea Roberto Pisoni, direttore di Sky Arte HD aggirandosi tra i giganteschi Tori di Nimrud e una cappella Barberini a grandezza naturale - è come una esecuzione di un brano musicale famoso. Il risultato è che l'Oratorio palermitano ha ritrovato un suo senso e le visite sono cresciute del 30%».

E sempre per Palermo, è in lavorazione lo Spasimo di Sicilia, ovvero della Madonna dello Spasmo, di Raffaello: fu danneggiata da un naufragio tra la Sicilia e la Liguria, all'inizio del Cinquecento, comprata da Felipe IV, è ora al Prado. «Ma la mia ambizione - chiosa Adam Lowe - è la Gioconda. È famosa ma non è davvero conosciuta.
Nessuno la guarda con attenzione. Magari con le nostre tecniche arriviamo alla sorpresa di Tutankhamon: probabilmente la celebre maschera non è lui, ma Nefertiti».

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