La peggio gioventù: in un romanzo la genesi della Banda della Magliana

La peggio gioventù: in un romanzo la genesi della Banda della Magliana
di Sabrina Quartieri
3 Minuti di Lettura
Martedì 6 Dicembre 2016, 17:26 - Ultimo aggiornamento: 7 Dicembre, 20:12
Lo hanno ispirato una rilettura di Pier Paolo Pasolini, in particolare il momento della sua "presa di distanza" dalla Borgata capitolina (di cui era stato il primo e più importante cantore), e un articolo firmato da Claudio d'Aguanno, pubblicato sulla rivista "Accattone" una ventina di anni fa. Dal "cortocircuito" che questi due riferimenti hanno provocato in lui, Francesco Crispino, romano, classe 1967, prende carta e penna per scrivere “La peggio gioventù”. Un libro nato dalla necessità di capire cosa fosse realmente accaduto nella periferia cittadina in un periodo - circa dieci anni - in cui stavano mutando velocemente molte cose dal punto di vista socio-politico, ma anche antropologico e urbanistico.

Complici il bel libro di Giovanni Bianconi “Ragazzi di malavita” e il saggio di Emilio Quadrelli “Andare ai resti”, due letture fondamentali per il filmmaker docente e appassionato di cinema, Crispino decide definitivamente di dedicarsi al suo romanzo d’esordio: «E' da qui che mi si è chiarita finalmente l'idea di raccontare una storia che ancora non era stata mai raccontata - spiega l’autore - ovvero il passaggio dalle "batterie" alla "Banda", quel salto di qualità che la criminalità compie proprio negli anni profondamente caratterizzati dai due "cicli di protesta" di matrice giovanile. Una criminalità - aggiunge Crispino - che dal limitato controllo del proprio territorio (il quartiere, la borgata) sente la necessità di conquistare uno spazio nuovo e più ampio per allargare il proprio mercato. E' questo il momento in cui le mafie, in particolare quella siciliana e la Nuova Camorra Organizzata di Cutolo, sbarcano a Roma per mettervi le radici». 

La storia del noir edito da Newton Compton è quella della genesi della Banda della Magliana: è il 18 ottobre 1972 e in un bar di Tor Marancia, un agglomerato di case che i borghesi chiamano la “piccola Shanghai”, è radunato un gruppo di amici, la piccola malavita che controlla i traffici della zona. Sergio, ex promessa del pugilato, è il capo indiscusso: la sua parola è legge nella borgata. Improvvisamente una Fiat 125 si ferma davanti al locale e i colpi di arma da fuoco saturano l’aria. Questo episodio di cronaca nera occuperà le prime pagine dei giornali dell’epoca, destando allarme in una città che si è ormai lasciata alle spalle gli anni della Dolce Vita. Roma è attraversata da una spirale di violenza incontrollabile e ad infiammare ancora di più lo scontro tra le bande è lo spietato e sanguinario Danilo, detto il Camaleonte, che anni dopo compirà un salto decisivo nella sua carriera criminale, entrando a far parte della famigerata Banda della Magliana. Alle vicende dei due rivali si intrecciano, anche sentimentalmente, quelle drammatiche di Chiara e Fabiana, ragazze perdute da un destino già segnato.

Con una generosa dovizia di particolari nella descrizione dei personaggi e una narrazione incalzante, il primo romanzo di Crispino fa compiere al lettore un tuffo nella “Suburra” capitolina tra realtà e fiction, facendolo entrare il più possibile nella storia della peggio gioventù, di quella generazione spregiudicata cresciuta nelle periferie che, tra la fine degli anni Sessanta e degli anni Settanta, trasforma per sempre il volto della Città eterna: «In origine volevo raccontare questa storia in forma audiovisiva - racconta l’autore - e infatti elaborai una sceneggiatura per un film di finzione che poi è servita come materiale di partenza per la stesura del romanzo. Le scelte linguistiche e stilistiche sono in parte debitrici di questa "memoria di una struttura" (per parafrasare Pasolini che definiva la sceneggiatura “una struttura che vuole essere un'altra struttura”), tanto che, quando ho deciso quale lingua adottare, mi è sembrato corretto contaminare quella scritta e parlata con il linguaggio audiovisivo. Ne è uscita una forma ibrida, non lineare che, credo - conclude Crispino - fosse adatta a tradurre quella trasformazione dell'immaginario che stavamo vivendo sulla nostra pelle».


“La peggio gioventù” di Francesco Crispino (Newton Compton, pagg. 256; prezzo 12 euro e ebook 2,99) 
© RIPRODUZIONE RISERVATA