Nefertari Mancini, arrestata la figlia dell'ex boss della Magliana: fermata con 40 grammi di cocaina

Il padre Antonio, noto come l’Accattone, oggi pentito, vive in una località protetta

Nefertari Mancini, arrestata la figlia dell'ex boss della Magliana: fermata con 40 grammi di cocaina
di Federica Pozzi
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Venerdì 16 Febbraio 2024, 23:11 - Ultimo aggiornamento: 18 Febbraio, 13:49

Finisce in manette Nefertari Mancini, 30enne romana, figlia di Antonio Mancini, detto “accattone”, ex componente di spicco, e poi pentito, della banda della Magliana e di Fabiola Moretti. La giovane “figlia d’arte”, già conosciuta nel mondo criminale non solo per il suo cognome ma anche per essere già stata arrestata nel 2016, è finita di nuovo nei guai ieri sera, intorno alle 20. 

Il blitz

Si trovava in casa con i figli quando alla porta hanno suonato i carabinieri del Divino Amore con un mandato di perquisizione nei suoi confronti.

Così nella sua abitazione, a Pavona, sull’Appia, sono stati rinvenuti 40 grammi di cocaina e la 30enne è stata arrestata per detenzione di sostanza stupefacente, di cui dovrà ora rispondere stamane davanti ai giudici di piazzale Clodio.

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Il passato

Si torna a parlare della famiglia Mancini dopo che, lo scorso gennaio, un errore di omonimia aveva fatto pensare che Antonio, accattone, fosse deceduto. “Dicono che sono morto a 85 anni...Pertanto c’ho altri dieci anni assicurati”, aveva detto ironizzando appena uscita la notizia della sua presunta morte. E aveva anche raccontato di come la figlia lo avesse chiamato in lacrime. Quella stessa figlia, Nefertari, che ieri sera è finita di nuovo in manette perché sorpresa con 40 grammi di cocaina nella sua abitazione, in seguito a una perquisizione. A portare gli agenti sulle sue tracce un’attività info investigativa.Ma Nefertari Mancini era stata arrestata due volte nel giro di un mese nel 2016 dagli agenti della polizia di Stato del Commissariato di Albano Laziale e condannata dal Tribunale di Roma alla pena di 10 mesi di reclusione, con sospensione della pena, per lo stesso reato. All’epoca aveva appena 22 anni. La donna era finita in caserma assieme al proprio compagno, B.G. di anni 24. I poliziotti l’avevano presa all’interno di un palazzo, conosciuto come il «Fortino», a Roma nei pressi di via dei Papiri. Una zona composta da abitazioni di edilizia popolare in gran parte occupate abusivamente, spesso oggetto di attenzione delle forze di polizia a causa del diffuso traffico e spaccio di sostanze stupefacenti. I due giovani avevano, di fatto, posto in essere una sorta di supermercato per la vendita al dettaglio di stupefacente nella zona dei Castelli romani. Gli investigatori del Commissariato, appostati sotto l’abitazione, hanno approfittato di una distrazione degli occupanti, che avevano lasciato socchiusa la grata di accesso all’abitazione attraverso la quale cedevano lo stupefacente, e hanno scavalcato il muro di cinta introducendosi all’interno.

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La perquisizione

Durante la perquisizione erano state rinvenute svariate dosi di cocaina e denaro provento dello spaccio ed una bilancia di precisione per il confezionamento dello stupefacente. Il tribunale aveva condannato i due malviventi, giudicati con rito direttissimo, alla pena di mesi 8 di reclusione e a duemila euro di multa con la confisca del denaro in sequestro. Ma la ragazza non era andata in in carcere per effetto della condizionale. Questa volta, invece, sarà diverso.

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