Disastro Capitale, nel libro di Mario Ajello la caduta di Roma

Disastro Capitale, nel libro di Mario Ajello la caduta di Roma
di Mario Ajello
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Sabato 21 Maggio 2016, 09:25 - Ultimo aggiornamento: 09:36


Una partita di calcio. Roma-Feyenoord. E l'Urbe viene devastata dai tifosi olandesi. Che spaccano anche la Barcaccia berniniana di Piazza di Spagna. Il caso finisce sui media di tutto il mondo. E noi non possiamo che constatare una continuità. I barbari antichi avevano le stesse usanze dei barbari di oggi. Basta leggere alcuni passi del grande libro di storia, De origine et situ Germanorum, più comunemente conosciuto come Germania, per accorgersi di come Publio Cornelio Tacito già a quei tempi, intorno al 98 dopo Cristo, aveva capito l'estremo trasporto violento che certi popoli del Nord avevano e hanno anche per effetto dello stato di ebbrezza che in certi momenti non proprio rari li contraddistingue. E che spesso si è rivelato distruttivo.
Scrive Tacito: «I loro pasti erano semplici, a base di grigliate di carni varie, cotte al sangue, annaffiate con vino o più frequentemente con un barbaro vino d'orzo». Cioè con la birra. E ancora il grande storico latino: tra di loro, incalza Tacito, «nessuno considera un disonore trascorrere il giorno e la notte in continue bevute. Come è ovvio, tra gli ubriachi scoppiano frequenti risse: raramente si tratta di alterchi a parole, spesso si concludono con morti e feriti». E preferivano bere piuttosto che mangiare. La «semplicità» dei loro cibi comprende, si legge inoltre nella Germania, «frutti selvatici, selvaggina appena cacciata, latte cagliato; riescono a soddisfare la fame senza elaborati preparativi e senza ghiottonerie. Nei confronti del bere, non sono ugualmente temperanti: se li si asseconda nella propensione a ubriacarsi, offrendo loro quanto vino vogliono, si lasceranno vincere più facilmente dal vizio che dalle armi». Tacito li ha anche descritti «sdraiati su pelli d'orso» mentre si ubriacano indecentemente. Quando sono tornati qui per la partita contro la Roma, ebbri come un tempo, i discendenti del germani immortalati dal grande scrittore latino si sono sdraiati sul marmo della Barcaccia e l'hanno presa a mazzate. A riprova che in 2000 anni non sono cambiati.

RITORNO
Poi, c'è la partita di ritorno. E in Olanda, avremmo potuto dare il peggio di noi stessi. Invece, no. Avremmo potuto dare sfogo alla rabbia e al senso di rivalsa contro gli olandesi. in 2000 anni non sono cambiati. Poi, c'è la partita di ritorno. E in Olanda, avremmo potuto dare il peggio di noi stessi. Invece, no. Avremmo potuto dare sfogo alla rabbia e al senso di rivalsa contro gli olandesi. Per ciò che loro hanno fatto a Roma e contro Roma. E però questo non è accaduto e del resto qualsiasi violenza di ritorno sarebbe stata una dimostrazione sciaguratissima di subalternità culturale da parte di chi non ha nessuna ragione storica e nessun motivo presente o passato per doverla nutrire. E insomma, verrebbe da dire che a Rotterdam, per il match tra i giallorossi e il Feyenoord, abbiamo dato come romani e non per forza come romanisti una lezione di civiltà ai barbari. Proprio a loro che hanno precedentemente sfregiato la nostra Capitale. Ma senza buttarla in retorica, o peggio in campanilismo, è bastato, per uscire a testa alta da quella partita esterna allo stadio, applicare agli olandesi – quelli violenti – il precetto che il confessore rivolge a Jeanne Moreau nel film La sposa in nero: «Non ci si può vendicare degli uomini, non si finirebbe mai. Bisognerebbe vendicarsi non solo dei loro delitti, ma anche della loro ignoranza, di quasi tutti i loro pensieri». Ma soprattutto, sono i fatti che parlano e i fatti sono quelli sintetizzati per esempio in un racconto apparso in quelle ore su Facebook, opera di un rispettabilissimo tifoso giallorosso in trasferta in Olanda. Scrive Romeo Capelli: «Bloccati dalla polizia sotto la scaletta dell'aereo, sequestrati su due pullman e portati in aperta campagna dove ci hanno fotografato, schedato e perquisito sotto la pioggia. Trattati come bestie». E questi eccessi di controllo con gli orrori novecenteschi che sono ben altra cosa e quei demoni naturalmente non c'entrano affatto con questa vicenda.