Per i milanesi è la villa del mistero. Un po’ perché quei pioppi e quella muraglia piazzati davanti a mo’ di protezione sembrano volerla nascondere allo sguardo degli indiscreti, un po’ per i segreti che celerebbe all’interno delle sue stanze e per le storie che ogni tanto si raccontano sul suo conto. Una di queste - anche se i suoi “autori”, un ingegnere e un geometra, Camillo Rovizzani e Romano Pagnotti, si offenderebbero forse a sentirla chiamare così visto che alla base c’è una rigorosa ricerca condotta nel 1983, - vuole che in questa cascina quattrocentesca (o, meglio, in quel che ne rimane) situata in una via borghese del capoluogo lombardo e chiamata “Cascina Bolla” avesse abitato niente meno che il grande Leonardo da Vinci.
Erano gli ultimi anni del quindicesimo secolo e lo scienziato toscano dipingeva l’”Ultima Cena”: le mattinate e i pomeriggi di lavoro li passava presso il refettorio del Santuario di Santa Maria delle Grazie mentre i momenti di riposo sarebbero stati trascorsi proprio nella villa in cui, sempre secondo Rovizzani e Pagnotti, un tunnel segretissimo fungeva da collegamento diretto con il Castello Sforzesco.
“Fantasie”, ha affermato Claudio Salsi, direttore del Castello, liquidando in un baleno la seconda presunta scoperta dei due studiosi.
Composta originariamente, oltre alla cascina, di una villa medioevale e di un oratorio, l’edificio appartenne ai Visconti fino al 1800 - si narra che il duca Gian Galeazzo ci passasse spesso durante le sue cavalcate - e oggi, dopo innumerevoli passaggi di proprietà e peripezie e protetta dal vincolo del Ministero dei Beni Culturali, è parte di una moderna abitazione. Del suo antico passato rimane traccia solo nella sagoma del castelletto, nascosta appunto dagli alberi e ristrutturata nel secondo dopoguerra, che ne costituiva una delle parti architettoniche più suggestive, mentre, tra bombardamenti, roghi e smantellamenti vari, tutto il resto è andato perduto. Ad esclusione del suo fascino, naturalmente.