A Roma i massimi esperti di Machiavelli, l'uomo che svelò gli intrighi del potere

Niccolò Machiavelli nello studio, Stefano Ussi, 1894
di Andrea Velardi
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Giovedì 14 Dicembre 2023, 12:47

Roma sta ospitando il più grande convegno mai dedicato a Niccolò Machiavelli. Inaugurato il 13 Dicembre presso la Sala della Protomoteca del Campidoglio, è organizzato da Mario De Caro e Gabriele Pedullà dell’Università di Roma Tre, entrambi professori anche negli Stati Uniti, e prosegue fino al 16 dicembre presso l’ex scuola di Lettere dell'Università di Roma Tre, dove molti dei massimi esperti mondiali si confronteranno dalle angolazioni più svariate e verrà fondata la International Machiavelli Society. Tra i partecipanti: Harvey Mansfield (Harvard), Nadia Urbinati (Columbia), Roberto Esposito (Scuola Normale di Pisa), Christopher Celenza (Johns Hopkins), Marta Celati (Firenze), Carlo Galli (Bologna), Jérémie Barthas (CNRS Paris), Maurizio Viroli (Princeton), Alessandro Campi (Perugia), John McCormick (Chicago), Jean-Louis Fournel (Paris 8), Gaetano Lettieri (Roma “La Sapienza”), Giacomo Marramao (Roma Tre), Emanuele Cutinelli-Rendina (Strasbourg).

Un convegno che dimostra la fortuna planetaria dell’autore del Principe il cui centro è nella sua teoria politica, ma anche nello stile unico di finissimo letterato incarnato dal segretario della Repubblica fiorentina della fine del quattrocento che fronteggia la minaccia di Cesare Borgia agli inizi del Cinquecento e viene esiliato dopo il ritorno dei Medici nel 1512. Una scrittura piena di metafore divenute prototipiche come quelle che paragonano il Principe sia alla Volpe che si deve difendere con astuzia, sia al Leone che deve agire con violenza spietata contro i suoi nemici. Uno stile che colpì Nietzsche per la sua sintassi espressiva, sentenziosa ma piena di rigore logico, con riferimenti alla grande prosa del trecento italiano. 

Una scrittura che si è prodotta nella commedia teatrale Mandragola, in Belfagor arcidiavolo e in un epistolario dove si svela l'intimità di chi soffrì su se stesso le conseguenze del potere come dimostra la commovente lettera scritta nel 1513 all’amico Francesco Vettori dal ritiro forzato dell'Albergaccio dopo il suo presunto coinvolgimento della congiura anti-medicea. In quel ozio forzato, mentre spasima per tornare alla vita politica, entra con la mente nelle “antique corti delli antiqui uomini”, scrivendo I discorsi sopra la prima Deca di Tito Livio interrotti per dedicarsi al Principe omaggiando Lorenzo de’ Medici.

Il termine machiavellico ha assunto una diffusione planetaria, anche riduttiva e pregiudiziale enfatizzando tratti di cinismo estremo associati a un despota per cui "il fine giustifica i mezzi" e la ragion di stato la fa da padrona su valori etici e utopici della politica.

Machiavelli si situerebbe nell’antitesi tra necessità dell’autoritarismo e irrealtà del liberalismo. Ma tutto è molto più complesso, perché vengono svelate logiche conflittuali alla base dell'esercizio del potere, le dinamiche necessarie a garantire l’equilibrio dei governi, quelle che proibiscono un eccesso di condiscendenza che porterebbe alla dissoluzione del potere medesimo. Come ricorda Foscolo nei Sepolcri il Machiavelli ha a sfrondato gli allori degli scettri dei regnanti e ha svelato alle genti “di che lacrime grondi e di che il sangue". 

E si badi che Machiavelli non svelato solo le dinamiche del potere dei tiranni, ma anche quelle delle grandi democrazie occidentali del '900 sia al proprio interno che in politica estera e per questo motivo il machiavellismo è stato ripreso dall'illuminismo, dal repubblicanesimo, dal contrattualismo fino alla moderna realpolitik. Dal 13 al 16 dicembre Roma sarà il centro di questo ripensamento senza precedenti di Machiavelli che spazierà dai suoi rapporti con la storiografia alle opere letterarie, dalla riflessione sulla guerra ai i suoi rapporti con Guicciardini e Savonarola fino alla sua ricezione in Inghilterra, in Europa centrale e in quell’Olanda dove oggi trionfa l’estrema destra nell’epoca dei populismi e dei sovranismi. Un pensiero quanto mai attuale proprio perché le democrazie sono entrate in crisi e con loro l’utopia di una società fondata solo sul consenso, il dialogo e lo sviluppo. Le guerre e i tiranni tornano ad angosciare il mondo e si ha dunque molto bisogno di ritornare a Machiavelli. Colui che mise a nudo le logiche tremende e ineluttabili del potere.

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